E’ brutto veder soffrire la gente, peggio ancora se li si era avvertiti. Il ministro degli Interni prova dolore per l’indulto, ma con argomenti sbagliati, talché mi sollecita un sospetto. Dice, Amato, di avere dovuto prendere atto “della volontà del Parlamento”. E si sbaglia, perché l’indulto è stato varato dal Consiglio dei ministri, di cui lui è autorevole membro.
Colà si sono registrati dei dissensi, ma fra questi non c’era quello di Amato. Dice, sempre il dolente Amato, che quel provvedimento toglie certezza alle pene. E si risbaglia, giacché quella certezza non c’era prima e non c’è dopo, e se a minarla ci fossero solo i provvedimenti di clemenza potremmo tutti festeggiare, perché vorrebbe dire che la giustizia italiana è uscita dal coma profondo nel quale si trova.
L’indulto è stato un grossolano errore, votato da gran parte dell’opposizione, che qui ho segnalato per tempo e con dovizia di particolari, non per le ragioni che dolgono Amato, ma perché è uno strumento con il quale non si affronta nessuno dei problemi veri, neanche quello del sovraffollamento carcerario, inevitabilmente ricreatosi qualche tempo dopo. L’indulto non è stato un dolore necessario, ma un dolore inutile. Siccome la cosa è evidente a chiunque non sia intellettualmente menomato, e datosi che Amato è persona di fine intelligenza, cerco di capire perché ha manifestato un così sbagliato dolore. Ha due (cattive) ragioni.
Essendo il ministro degli Interni sotto la cui gestione si è aperta la mattanza partenopea, con propaggini in tutto il sud, ha giudicato utile mettere le mani avanti ed indicare una possibile causa fuori dalle sue competenze. E’ il contrario di quel che sostiene il suo collega Mastella, ma, insomma, tutto non si può avere. La seconda ragione si trova nel fatto che contro l’indulto si era pronunciata la magistratura, ed ora anche il Csm trova comodo scaricare su quell’errore il peso di una ben più radicata inefficienza della giustizia. Amato fiuta l’aria e s’offre quale interlocutore di quanti la giustizia non vorrebbero riformarla mai, ma lamentarsi sempre, ovvero della corporazione togata. Utilizza ciò di cui è corresponsabile per andare a solleticare gli interessi di altri responsabili. Qualche volta penso che, per uomini come Amato, l’intelligenza sia un’aggravante.