Stiano attenti, i pensionati che si fanno assistere da una badante non regolarizzata, perché rischiano di essere trattati come quei criminali che riducono le ragazze in schiavitù e le costringono a prostituirsi.
Anzi, finiranno peggio, perché secondo il ministro Paolo Ferrero si deve premiare l’immigrato che denuncia l’italiano sfruttatore, ma mentre i papponi sono discretamente violenti e vendicativi, quindi temibili, il vecchietto è già un miracolo se sta in piedi, quindi denunciarlo sarà uno spasso.
Il pregiudizio classista ha portato il ministro ad un bel paradosso: siccome il lavoratore è la parte debole per definizione, ne deriva che l’anziano non autosufficiente è la parte forte, denunciamolo, tassiamolo, multiamolo. Prima, però, ricattiamolo. Già immagino la scena, con l’affezionata badante che, un bel giorno, gli dice: o mi dai dei soldi o ti denuncio, così ottengo anche il permesso di soggiorno.
Il lavoro in nero non è affatto una bella cosa, così come non lo è l’economia sommersa, che è tale solo per il fisco, giacché immette nel mercato beni e servizi alla luce del sole. Ma pensare di combattere il fenomeno facendo passare le famiglie italiane per schiaviste e le madri lavoratrici come espressione del dominio capitalista, è da matti. Giuliano Amato ha sostenuto che è il lavoro nero ad attirare gli immigrati, non certo l’accattonaggio. Anche lui commette un errore: non il lavoro nero, ma il lavoro. Posto, però, che solo pochi pervertiti provano gusto a violare le leggi, e posto che tenere manodopera in nero è comunque un rischio, ci si domandi il perché questo avviene. E la risposta è la seguente: perché il costo di regolarizzazione è troppo alto, una famiglia che assume una collaboratrice per otto ore quotidiane, regolarizzandola fa crescere enormemente il costo dell’operazione, ed anche per la raccolta dei pomodori, se si carica il peso fiscale di tutte le regolarizzazioni si finisce con il mangiare sugo cinese, dove la schiavitù si accompagna alla pena di morte.
Il governo che cerca i soldi per dare agli industriali una riduzione del cuneo fiscale sta tentando, con queste proposte, di riversarne il costo sulle famiglie e sui settori più poveri, per giunta promettendo un premio ai presunti sfruttati. Dalla lotta di classe alla botta di tasse.
Davide Giacalone
Pubblicato da Libero