Che schifo, la sentenza della Cassazione, vero? No, mica tanto vero. La Cassazione si trovava davanti ad un caso che era stato risolto in primo grado con l’assoluzione, ed in secondo grado con la condanna. Così, com’è dovere della Cassazione, è andata a verificare le motivazioni della sentenza di secondo grado e ne ha valutato la logicità e la coerenza.
Trovando deboli tali motivazioni (cosa opinabile, naturalmente, ma non si vede dove stia lo scandalo, non hanno detto che se una donna porta i jeans è automaticamente impossibile violentarla) i giudici di Cassazione non hanno provveduto a stabilire l’innocenza dell’imputato (come pure avrebbero potuto, annullando senza rinvio), ma hanno ritenuto necessaria un riformulazione della sentenza, rinviando, pertanto, ad un nuovo Tribunale di secondo grado.
La storia dei jeans, che così bene si è prestata al maxi show collettivo, ha un senso solo dentro quella specifica vicenda processuale. I giudici hanno peccato di un linguaggio al tempo stesso crudo e superficiale, ma che, lo ripeto, in quella vicenda non era fuor di luogo.
Ma poco importa, è partita la sarabanda. Ministri e parlamentari si sono schierati con forza, ed hanno intimato alla Cassazione: mai più sentenze di questo tipo. Ebbene, ne conosco diverse, di sentenze, che fanno alquanto schifetto, e penso che se qualcuno lo dicesse verrebbe accusato di volere attaccare l’indipendenza della magistratura, di violarne l’onorabilità, di volerne indebolire l’autorevolezza. Qui, invece, c’è il governo ed un pezzo di Parlamento che scaricano una valanga di accuse e vituperi.
E che dire dei nuovi giudici di secondo grado? C’è qualcuno in grado di sostenere che saranno liberi di scrivere la loro sentenza?
La decisione della Cassazione sarà pure criticabile (come tutte le sentenze) ma come si fa a non cogliere la stranezza di quel che accade? Come si fa a non vedere che si è preso di mira quel giudizio di legittimità che già in passato aveva subito attacchi pesantissimi?
Detto questo, spero che nessuno voglia dirmi che difendo gli stupratori. Semmai sono sempre dalla parte delle vittime dello stupro, cui la Cassazione, in questo caso, somiglia.