E’ sbagliato quel che hanno fatto quasi tutti i commentatori : mettere a confronto le due versioni fornite da Gabriella Alletto (l’accusatrice di Scattone e Ferraro al processo per l’uccisione di Marta Russo), osservarla giurare sui propri figli di non essere stata nell’aula 6, e, poi, giurare di esserci stata e di avere visto tutto, sperando, dal confronto, di capire quali delle due verità sia quella vera.
E’ sbagliato perché questo è un problema del Tribunale, non dei commentatori; ed è anche un modo per mancare di rispetto alla giustizia, la quale si nutre del rispetto delle regole.
I commentatori dovrebbero far caso ad una cosa diversa : la Procura di Roma ha agito in modo quanto meno deprecabile. Ecco cosa mi spinge ad un tale, severo, giudizio : 1. ha minacciato una testimone accusandola di omicidio, il che è assolutamente illegale; 2. dopo la minaccia non è seguito avviso di garanzia e chiamata dell’avvocato difensore, il che viola il codice e pone il testimone in condizione di non garantita indipendenza dai voleri e suggestioni dell’accusa; 3. la difesa degli imputati sostiene da tempo che il testimone Alletto non è credibile, ma il video con le minacce da essa subite viene occultato dalla Procura, salvo sbucare fuori solo quando sorge il sospetto che alcune registrazioni delle telefonate siano state manomesse.
A fronte di ciò la Procura di Roma ha fatto sapere che è tutto regolare ed in ordine. Bene, è lecito chiedere che qualcun altro verifichi tale regolarità e tale ordine? O dobbiamo accontentarci di chiedere : oste, è bbono er vino?
I due accusati, che incivilmente, da innocenti, vengono detenuti da tempo intollerabilmente lungo, passano in secondo piano. In un paese decente, ove la giustizia fosse amministrata in maniera decente, oggi si sentirebbe l’impellente necessità di sapere se, per caso e per disgrazia, in una Procura della Repubblica sono state possibili tali deviazioni e tali negazioni del diritto e dei diritti.
Ciò si chiedano i commentatori, smettendola, ciascuno, di atteggiarsi a piccolo Tribunale.