Giustizia

L’arresto di Cragnotti

L'arresto di Cragnotti

L’arresto di Cragnotti, di suo figlio e di suo genero, è l’ennesimo episodio vergognoso, esemplare di una giustizia che non funziona. Il crack della Cirio era noto più di un anno fa.

Gli odierni arrestati hanno ricevuto l’avviso di garanzia da mesi. Lo stesso Cragnotti ha rilasciato diverse interviste dichiarando di avere messo nel conto anche l’ipotesi d’essere arrestato. Le cronache, del resto, riferiscono che, così come le partorienti, egli aveva già la borsa pronta per la trasferta. Ora, in queste condizioni, che cavolo lo si arresta a fare?
C’è il rischio che fugga all’estero, o che inquini le prove? Ma se queste fossero state le sue intenzioni, le avrebbe già messe in atto. E da tempo. C’è il rischio che reiteri il reato? e come fa? Per evitarlo, comunque, è sufficiente affidare ad altri la gestione delle società. Ecco, con questo abbiamo esaurito i solo tre motivi per i quali si può condurre qualcuno in carcere senza che vi sia una condanna. Il resto, come le affermazioni di pericolosità sociale che si trovano nel mandato di cattura, sono chiacchiere, bubbole, fesserie, roba senza senso.
Dati i tempi che ho prima ricordato, a questo punto, nel secondo mese del 2004, si dovrebbe tenere il processo a Cragnotti. Si dovrebbe poter sapere se è colpevole, e se lo si dimostra si dovrebbe poterlo associare alle patrie galere per scontare la giusta pena. Invece siamo all’inizio, siamo alle indagini, siamo alla galera anteposta alla sentenza. Insomma, siamo all’inciviltà.
Segnalo, ai non romani, una notizia in tal senso significativa, apparsa nelle cronache della capitale. Tempo fa alcuni professori erano finiti sott’inchiesta con l’accusa di aver venduto esami universitari. Ora alcuni vengono scagionati. Dichiara il professor Carlo Angelici, preside della facoltà di giurisprudenza: “Ho scoperto sulla mia pelle che essere sottoposti a indagini vuol dire essere esposti a un trauma sociale. Ho capito che il nostro sistema penale, a causa di una cultura diffusa nella società, può risultare distorsivo”. L’ha scoperto? L’ha capito? Lui, che fa il preside di giurisprudenza? Io, invece, nel mio piccolo, l’ho capito da tempo che ad avvocati e magistrati nessuno ha mai insegnato il diritto ed i diritti. C’è in giro qualche volontario autodidatta, ma lo si segnala a vista.
Il signor preside si rallegri per il proscioglimento, ma cerchi di rimediare alle sue colpe ed a far uscire laureati che, oltre a ricordare a memoria qualche formuletta, si siano almeno sforzati di capire cosa è la legge.

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