Giustizia

Le bestie del 41 bis

Le bestie del 41 bis

Un senso di nausea, un brivido di disgusto mi coglie nel leggere, su “La Stampa”, un pezzo di Francesco La Licata. Scrissi contro l’inciviltà del 41 bis, ovvero contro il carcere inumano e vendicativo.

La Licata la pensa diversamente, e fin qui va tutto bene, ma a leggere la sua prosa comprendo fino in fondo quanto male abbia fatto il 41 bis, quanto abbia fatto crescere il livore di chi crede di essere nel giusto, e, invece, non sa neanche di che sta parlando.

Se La Licata avesse perso una piccola porzione del suo prezioso tempo ad informarsi avrebbe saputo che non solo all’Ucciardone di dieci anni fa, ma in tutte le carceri italiane d’oggi, la grandissima maggioranza dei detenuti non accetta il rancio e cucina in cella. Magari, dico magari, si sarebbe anche interessato a come vengono spesi i soldi per il vitto di Stato: cosa si compera? a quanto? Ma sarebbe stato fare il giornalista, mentre la pregiata firma fa l’indignato. Sfotte anche per il dolore di chi non può neanche toccare, abbracciare un figlio minorenne. E quando un uomo giunge a sfottere per questo, si capisce che appartiene al mondo animale solo per screditarlo.

Io mi indigno per cose del tutto diverse, magari per quelle che a La Licata piacciono. A me, per esempio, fa piuttosto schifo l’idea che possa tornare libero chi strangolò dei bambini, e mi pare un supremo insulto alla ragionevolezza che le porte del carcere gli siano aperte perché si crede alla sua parola di “pentito”. Ma di che si pente, uno strangolatore di bambini?

Quel signore, come tutti i suoi simili, lo e li vorrei in galera, ora e per sempre. Ma non vedo perché si debba impedire loro di cucinare un piatto di spaghetti, di ricevere da casa una cassata, di dare una carezza ai loro figli, sopravvissuti a quell’orco di padre, di passare qualche ora al sole od alla pioggia, dentro il quadrilatero cementificato del carcere.

I La Licata di questo mondo sono feroci e vendicativi con chi sta in carcere, ma comprensivi con chi ne esce senza scontare e con chi li fa uscire, magari li intervistano pure. Il mio mondo ed il loro (che bello poterlo dire!) non hanno punti di contatto.

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