Tenete a mente il nome della Tecnosistemi, non dimenticate che, in Brasile, le strade di Parmalat, Cirio e Telecom Italia s’incrociano pericolosamente, leggete quel che segue e restate in attesa di notizie.
Quando, nel 2001, Telecom Italia cominciò a realizzare la rete di Tim Brasil, in concorrenza con Brasil Telecom, dove era socia (ce ne siamo già occupati), si rivolse ad una società chiamata Eudosia.
E qui comincia il guaio, perché ad amministrare la Tim, nel paese sud americano, era Gianni Grisendi, e ad amministrare Eudosia era sempre la stessa persona, mandata da Tanzi. Eudosia, a sua volta, apparteneva alla Tecnosistemi e Grisendi aveva già avuto incarichi importanti in Parmalat e Cirio. Può darsi siano tutte coincidenze, ma è piuttosto improbabile.
Ad un certo punto si scopre che neanche esiste un contratto, fra la Tecnosistemi e la Tim, e mentre l’amministrazione della prima società chiede di essere pagata per il lavoro svolto, quella della seconda contesta il mancato rispetto del contratto. Ma quale? Ed è mai possibile che per lavori di questa portata si proceda sulla parola, manco fosse la riparazione dello sciacquone? Ne nasce una causa, ed il 15 gennaio 2004 Tim fa pubblicare un annuncio a pagamento sui giornali brasiliani, sostenendo che Tecnosistemi ha violato il contratto e di non avere alcun legame societario con questi signori. Invece erano soci nella Olitecno, società messicana. Poche ore dopo la pubblicazione di quel comunicato provano a sciogliere la Olitecno, in gran fretta. Tecnosistemi, intanto, va in bancarotta, lasciando un buco di 45 milioni di euro.
Ed ecco la questione: Parmalat, Cirio e Tim si contendono lo stesso amministratore, il quale agisce in aperto conflitto d’interessi, dopo di che Telecom sostiene di non avere legami societari con dei suoi soci, ed in questi giorni un giudice brasiliano stabilirà se per la bancarotta di Tecnosistemi debba imputarsi qualche cosa alla nostra società telefonica. Restate in attesa, dunque. Anche se sapete già molto: le nostre autorità sono le uniche a giudicare poco interessante questa storia, che riguarda gli interessi di tutti gli azionisti di Telecom Italia, e, con quel che resta di una grande multinazionale, in Brasile non solo non riusciamo più ad operare, ma neanche a vendere e scappare.