Giustizia

Lodo (non) lodabile

Lodo (non) lodabile

Il lodo Falanga è da lodare, perché chiarisce con quanta giuliva incoscienza la ricerca di un compromesso politico prevalga sull’ipotesi di far funzionare la giustizia. Ciro Falanga è un parlamentare di Ala, meglio noti come “verdiniani”, la sua geniale trovata sarebbe la seguente: siccome la magistratura associata chiede l’allungamento della prescrizione, se non la sua totale cancellazione, accusando i politici di volere proteggersi dai processi, ove non eseguano gli ordini togati; siccome, però, un pezzo della maggioranza governativa ritiene inaccettabile allungare o cancellare la prescrizione; e siccome, infine, gli avvocati penalisti scioperano tre giorni contro un tale smottamento di civiltà, la soluzione potrebbe consistere nell’operare sull’articolo 132 bis del codice di procedura penale. Abracadabra, di che trattasi? Sintetizzano i giornali: equiparare i processi per corruzione a quelli per mafia, mettendoli su una corsia preferenziale. Così, sim sala bim, la prescrizione la allunghiamo magari di pochino, tanto per dare un contentino, ma certo non possiamo essere accusati di volere salvare noi stessi, visto che ci accoppiamo ai mafiosi. E su una cosa hanno ragione: non si salvano, sono persi, nel frattempo smarrendo anche il senso del ridicolo.

L’articolo 132 bis, recante nella numerazione il modo disordinato con cui si legifera, regola la “formazione dei ruoli e trattazione dei processi” e contiene alcuni principi di buon senso, come, ad esempio: se l’imputato è detenuto il processo glielo facciamo più in fretta. Se è in attesa di giudizio è bene che attenda il meno possibile. Prevede anche che vadano in corsia di sorpasso i processi relativi ad alcuni specifici reati. Questo è già meno ragionevole, perché posto che nel sistema accusativo, da noi adottato, al dibattimento dovrebbe arrivare una minoranza di processi, risolvendosi la maggioranza con riti alternativi e patteggiamenti (cosa che non succede e meno la giustizia funziona meno succederà), perché mai stabilire delle precedenze nella calendarizzazione dei dibattimenti? Se un reato è particolarmente grave avrà una pena massima molto alta, quindi una prescrizione molto lunga. In ogni caso anche i reati “minori” sono molto gravi, per chi li subisce. Se fai passare avanti alcuni restando indietro altri, e se chi resta indietro ha un peso “minore” facile che poi passi in cavalleria, con prescrizione. Capirei, insomma, se la precedenza fosse determinata dall’incombere della prescrizione (il che comporta l’abbandono ove inevitabile), ma distinguere per tipologia dei reati è assai meno ragionevole di quel che sembra.

Se poi leggete l’elenco, capite che la ragionevolezza è da tempo andata in vacanza, visto che hanno “priorità assoluta” i processi per: 1. criminalità organizzata; 2. terrorismo; 3. maltrattamenti contro familiari e conviventi; 4.  violenza sessuale, singola o di gruppo; 5. stalking (un tempo si chiamavano “molestie”); 6. prevenzione degli infortuni e igiene sul lavoro; 7. circolazione stradale; 8. immigrazione; 9. tutti i delitti puniti con una pena massima non inferiore a quattro anni.

A parte il fatto che il novello lodo ci starebbe già dentro, questo elenco, disomogeneo e a tratti incredibile, è il giacimento fossile delle “emergenze”. Che sono tali solo se c’è adeguata gran cassa comunicativa. S’è stratificato, nel tempo, prendendo in giro l’umanità, rispondendo agli allarmi sociali, ma lasciando non funzionante la giustizia. Un gargarismo procedurale, utile a schiarirsi la voce prima di cantare le lodi del legislatore attento alle vere esigenze della collettività. Salvo poi arrochirsela nel denunciare la sua inutilità, oltre all’oltraggio di posporre tante storie non meritevoli d’entrare nell’empireo straparlante dei reati con diritto di precedenza.

Ora aggiungeteci pure quelli contro la pubblica amministrazione, autoflagellatevi con le fruste finte e di gomma piuma, sfidando ad un tempo l’orrore e il ridicolo, accettando ghignanti di porre sullo stesso piano della collettiva riprovazione il mafioso che manda i picciotti a sparare e il sindaco che pasticcia in una gara, magari mangiandone anche i pasticcini di complemento. Il lodo Falanga è un capolavoro di fessa furbizia, che devasta un bene che è di tutti, quindi considerato di nessuno, ovvero il diritto, ma salva una accolita di tremuli labbruzzi, incapaci di dire alle toghe associate: nel Pese che accumula condanne per irragionevole durata dei procedimenti l’allungarsi slabbrato dei tempi di prescrizione non è che non sia la soluzione, è direttamente la monumentalizzazione del problema.

Pubblicato da Libero

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