E’ difficile, è davvero difficile ricordare con freddezza quello che è successo. Eppure si deve, è, se non altro, un debito che tutti noi abbiamo verso una madre morta suicida.
La storia, è una storia di pedofilia. E già qui si deve fare una prima riflessione. Ma è mai possibile che, in Italia, la pedofilia si sia scatenata solo negli ultimi anni? Possibile che prima non ve ne fosse altrettanta? O, invece, sono le inchieste giudiziarie ad essere indirizzate ed alimentate dalle mode? Insomma, fatto si è che da qualche tempo a questa parte sembra di essere circondati da violentatori di bambini e frequentatori di messe nere. Il che ha dell’incredibile.
Come al solito, e senza nessunissimo rispetto, anche vicende così delicate vengono date in pasto ad una stampa onnivora e priva di ogni freno od inibizione etica. Tutto lì, stampato in bei caratteri : bimba sfondata da tutte le parti, portata al massacro dalla gaudente madre. Senza neanche il beneficio del dubbio, innanzi a tanto orrore.
La carneficina pubblica non trae lezioni neanche dal sangue già versato. Non hanno contato nulla quei quattro che, a Biella, indagati dal bel Chionna, si tolsero la vita. Non ha contato nulla quel padre massacrato dal dolore e dall’infamia, accusato di violentare il figlio. In quel caso, non lo si dimentichi, perché i mostri tornano, il figlio gli fu tolto dato che la perizia medica non lasciava adito a dubbi. Poi si scoprì che la perizia medica era stata fatta da uno di quegli ignoranti imbecilli, di cui ci parla in questi giorni il prof. Condorelli, da un medico che non seppe distinguere una malattia (che il bambino aveva) da una violenza (che il bambino non aveva mai subito). Ecco, tutto questo dolore non conta nulla.
Nel caso di oggi la giustizia sembra volere superare se stessa, in quanto ad inumanità. Si avvia un’indagine, e si presume di avere le prove per dimostrare la colpevolezza. Si presume, perché nessun Tribunale ha mai potuto esaminare quelle presunte prove. Ma è sulla base di queste che ad una madre viene tolta la figlia. Poi la madre viene arrestata, sapete perché? Perché tenta di inquinare le prove.
Oh bella, ed in che sarebbe consistita codesta attività inquinatoria? Nel fatto che la madre, disperata, ha tentato in tutti i modi di rivedere e riabbracciare la piccola. In questo. Sebbene una madre non sarebbe una madre se non tentasse quello che questa signora ha tentato, di ciò incurante la giustizia italiana fa il suo cieco e truce corso.
Ma non basta. Arriva la perizia medica, che dimostrerebbe le violenze. La madre, agli arresti domiciliari, la legge sul televideo. Si, sul televideo. Ora noi vorremmo, sperando di vivere in un paese che conserva brandelli di civiltà, che venga immediatamente carcerata la bestia che ha dato la perizia ai giornalisti, e, se si tratta di un magistrato, vorremmo che venga immediatamente sbattuto fuori a calci in culo, e vorremmo che se la legge non consente questo venga immediatamente cambiata la legge, facendo tacere i tanti strilli corporativi.
Il resto è la storia di un suicidio. “Sono innocente”, lascia scritto, e si getta dal balcone.
Qualche lettore dirà : ma che volevate, che il magistrato non procedesse? E ci mancherebbe, doveva farlo. Ma stiamo parlando di pedofilia, ed allora, se le prove ci sono, si deve immediatamente andare ad un giudizio. Se gli accusati sono colpevoli, allora a loro spetta la galera, e per lunghi e meritati anni, mentre ai bimbi deve essere offerta una diversa possibilità di vita. E se sono innocenti, allora si deve al più presto chiudere un’indagine che, per il solo fatto di esistere, rappresenta un danno per i grandi e per i piccini. Un danno enorme.
Qui, invece, non solo non si è mai visto un Tribunale, ma già si erano irrogate le pene (e quale pena è più grande e severa della sottrazione del proprio figlio) a persone che la nostra Costituzione pretende siano considerate innocenti. Quello cui abbiamo assistito, quello che ha provocato il suicidio di quella povera donna, è un abominio che grida vendetta.
Nel 1858, per i nobilissimi motivi della sua corretta educazione, la chiesa ordinò il sequestro di un bambino bolognese, di otto anni, di nome Edgardo Mortara, figlio di ebrei, ma, a quel che si diceva, segretamente battezzato da una serva di famiglia. La disperazione della famiglia fu grande ed il mondo civile insorse, in Italia, in Europa, negli Stati Uniti. Mostrandosi più civile di questa nostra odierna Italia, in cui si assiste indifferenti ai rapimenti ordinati dal Pubblico Ministero. Momo Mortara, il padre, fece di tutto per rivedere il figlio, e vi riuscì. Oggi, a quel che sembra, finirebbe in carcere per inquinamento delle prove; allora, il papa re, Pio IX, non osò tanto.