Giustizia

Magistratura inefficiente

Magistratura inefficiente

Il fatto che dei criminali, già detenuti, ritrovino la libertà solo per la scadenza dei termini di carcerazione preventiva, e, cioè, ritrovino la libertà perché la magistratura non è stata capace di fare in molti e molti mesi quello che è pagata per fare in qualche settimana, è certamente gravissimo.

Qui non si è difronte al tormentone alimentato, non del tutto a proposito, da qualche esponente delle forze dell’ordine, secondo il quale è inutile arrestare i piccoli delinquenti (che sono piccoli ma fanno danni enormi) perché poi, a causa delle leggi, vengono rimessi prestissimo in libertà. Qui il caso è del tutto diverso. Si tratta di criminali di grosso calibro, spesso già condannati in primo grado, ma nei confronti dei quali non si riesce a chiudere il ciclo giudiziario in tempi ragionevoli. In questo caso la legge non solo non ha alcuna responsabilità, ma, anzi, già concede termini assai lunghi di carcerazione in attesa del giudizio definitivo. La responsabilità, pertanto, ricade interamente sulla magistratura.

Non faccio fatica ad immaginare quale sarà la risposta del sindacalismo togato. Diranno che non è vero, che in questo modo li si vuole colpire e delegittimare, che la tesi della loro responsabilità è sostenuta strumentalmente per fini politici (quali?). Parole inutili, perché i fatti solo lì, davanti ai nostri occhi, ed hanno la testa dura. Del resto, non solo le sentenze vengono pronunciate “in nome del popolo italiano”, ma giungono al fine di processi pubblici. Ebbene, i cittadini che vogliano rendersi conto se quel che scriviamo da anni è vero o no non hanno che da recarsi per qualche mattina presso il tribunale della loro città. Non hanno che da controllare a che ore iniziano le udienze ed a che ore terminano, quanti processi vengono rinviati, quanti se ne accumulano, con quale ritmo e preparazione procede il lavoro. Vedere per credere.

Per carità, ogni generalizzazione contiene errori, e, per questo, non abbiamo mai scritto che tutti i magistrati lavorano poco. Ce ne sono, anzi, che lavorano molto. Ma la macchina giudiziaria, nel suo complesso, lavora con un tasso di produttività drammaticamente basso. Il che si traduce in meno giustizia per tutti: imputati, vittime del crimine, testimoni (cui nessuno chiede neanche scusa per le mattinate perse a ciondolare nei corridoi per poi sentirsi rinviare e riconvocare di lì a qualche mese) collettività. E non si dimentichi che questa scarsa produttività finisce con il massacrare uno dei principi cardine della civiltà giuridica: la presunzione di innocenza.

Cosa abbiamo letto, sui giornali, cosa abbiamo sentito dire, in televisione, a proposito delle scarcerazioni cui facevo cenno? Scarcerati dei delinquenti; tornano in libertà dei criminali; escono dal carcere i boss. Già, ma si dimentica troppo spesso che questa gente può essere chiamata criminale, delinquente e boss solo in virtù di una sentenza passata in giudicato e che questa sentenza non c’è, perché se ci fosse non tornerebbero in libertà. Quindi, noi chiamiamo criminale chi, invece, ha il diritto ad essere considerato e trattato da innocente.

Ma, si dirà, ci sono casi in cui l’evidenza parla da sola. Ci sono casi in cui gli assassini sono reo confessi. Coma facciamo a considerarli innocenti? Già, ma sono questi i casi più clamorosi e mostruosi: se l’evidenza parla da sola, se la confessione si avvalora del ritrovamento del cadavere e dell’arma, se non esistono margini di dubbio nel considerare colpevole quel determinato imputato, come si fa a non riuscire a chiudere il processo in tempo utile? come si fa a perdere anni per depositare le motivazioni delle sentenze, che dovrebbero essere pronte a poche settimane dalla pronuncia del verdetto? Questo è il punto: più è evidente la colpevolezza del criminale più è colpevole la magistratura che non riesce a chiudere degnamente e tempestivamente il procedimento.

Vorremmo tutti vivere in un paese in cui i criminali siano costretti a scontare la loro pena. Ma vorremmo anche che in quel paese non sia chiamato criminale chi non ha subito un regolare e completo processo. Ci tocca vivere, invece, in un paese in cui la presunzione d’innocenza viene calpestata ed i presunti colpevoli se ne vanno a spasso. Senza che giunga mai una pur cauta autocritica da parte di una casta d’intoccabili ed inefficienti: i magistrati.

Condividi questo articolo