Giustizia

Malagiustizia in mondovisione

Malagiustizia in mondovisione

Lo “sdegno” non serve a nulla, e le parole forti sono spesso la spia di pensieri deboli. I brasiliani si terranno Cesare Battisti, nell’assunto che in Italia sia perseguitato e le sue condanne, per quattro omicidi, abbiano ragioni politiche. Rapinava gioiellieri e li ammazzava, insomma, ma per ragioni ideali. I francesi, del resto, si tengono Marina Petrella, assumendo che noi italiani l’avremmo fatta morire. Si può sostenere che i brasiliani hanno mal valutato o hanno voluto umiliarci (così impariamo a riceverne il presidente come fosse un calciatore). E si può immaginare che il presidente francese non abbia avuto la forza di resistere alle lacrime, terrorizzanti e ridicole, di sua moglie e sua cognata. Ma è inutile prenderci in giro, è la nostra giustizia ad essere in condizioni mondialmente disonorevoli.
Ai francesi, che fanno come noi parte dell’Unione Europea, avremmo dovuto dire: se vi provate a sostenere che in Italia non c’è rispetto dei trattati internazionali, che il diritto è violato e che in carcere torturiamo la gente, vuol dire che, assieme, non possiamo fare nessuna Unione, perché o siete voi ad essere imbroglioni, o siamo noi ad essere incivili. Battisti, invece, i francesi ce lo avrebbero restituito, se non fosse scappato in Brasile, meta, un tempo, di nazisti e poi di assassini rossi, in modo da iscriversi allo stesso club. Quando l’Italia chiese l’estradizione l’allora ministro, Mastella, ci tenne a sottolineare che aveva quattro ergastoli sulle spalle, ma, di certo, non lo avremmo tenuto in cella per tutta la vita. Non è bastato, qui con un ragionevole fondamento: chi si vergogna della propria giustizia e delle sue sentenze, non è credibile.
Ogni volta che ci devono dare uno schiaffo, in mondovisione, accampano scuse persecutorie, minacce ai diritti umani, scenari di poteri corrotti e golpisti. Balle spaziali, per quel che riguarda le vicende di cui parliamo. Ma è anche vero che siamo il Paese più condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e che non c’è inchiesta sulla politica che non straparli di connessioni fra eletti, mafia, assassini e servizi segreti (ovviamente “deviati”). Tutto finisce in niente, nessuno paga, le riforme non si fanno, l’irresponsabilità dilaga e la considerazione di cui godiamo segue la marcia funebre.

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