Giustizia

Mannino insegna

Mannino insegna

Quando è stato condannato (dopo che in primo grado era stato assolto), per concorso esterno in associazione mafiosa, scrissi: per Mannino, come per tutti, vale la presunzione d’innocenza. Scrissi anche che quel processo era già intollerabilmente lungo. Adesso la Cassazione ha annullato la sentenza di condanna ed un nuovo processo d’appello si farà. Ingiusto ed inutile, perché il caso Mannino insegna alcune, importanti cose.

Insegna che far processi dopo dodici anni, quando ne sono passati dieci dai quasi due anni di carcerazioni inflitta all’imputato, è una cosa abominevole, che dovrebbe ripugnare alla coscienza di chiunque ne disponga.

Insegna che l’impunità dei giudici è scandalosa. Il sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Vincenzo Siniscalchi, ha detto: “E’ una sentenza (quella di condanna n.d.r.) che andrebbe portata a conoscenza dei giovani uditori ad esempio di come non vanno scritte le sentenze”. Me ne compiaccio per i giovani che si formano, ma perché dobbiamo tenerci gli estensori? Se quella sentenza fa, anche tecnicamente, così schifo, perché chi la scritta non viene messo alla porta?

Insegna che buona parte della magistratura giudicante è oramai formata non sui testi di diritto, ma nel sociologismo accattone e politicamente indirizzato, avendo compulsato più i librazzi che raccontano la presunta verità sulla storia d’Italia che non i codici, essendosi così costruito un ceto autoreferente che si crede chiamato a giudicare i fenomeni e non le persone e che, infine, appoggia una sentenza senza fondamento giuridico ad altre simili sgrammaticate produzioni, in una catena che non ha presa con la realtà, e men che meno con la legge. Attenti, questo non è un fatto politico, non riguarda le toghe rosse, nere o al vento, riguarda un mondo che si è colpevolmente dequalificato nel mentre lo si rendeva più potente e pericoloso.

Insegna che sarebbe ora di trarre tutte le conseguenze dall’avere adottato il sistema accusatorio: l’imputato che è assolto non deve più essere processato. Il procedimento finisce lì, senza che l’accusa possa fare ricorso.

Mannino, invece, avrà il suo quarto processo, al termine del quale ci sarà un ricorso in Cassazione, per il quinto, e non è detto che sia l’ultimo. Pertanto aggiorno quel che scrissi allora: per il cittadino Mannino vale la presunzione d’innocenza, mentre per il procedimento penale avviatosi dodici anni fa vale la dichiarazione di fallimento. In qualsiasi caso.

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