Giustizia

Mastella alla giustizia

Mastella alla giustizia

Clemente Mastella è un professionista della politica, il che sia detto con rispetto e senza qualunquistica ironia, giacché è di questo che si sente il bisogno nel governo della giustizia. La domanda è: in quale direzione muoverà i suoi strumenti professionali?

Mastella non è un esperto, si farà spiegare i codicilli, ma ci sono cose che sa benissimo: sa che la giustizia italiana non funziona ed è al collasso, che la mascella delle procure è pronta ad addentare la politica, che la corporazione togata non è una falange politica, ma che ai propri privilegi ci tiene, che la conflittualità non paga, se non si è pronti a vincere.

Potrà tirare a campare, lasciando che le cose scorrano nel senso della corrente più forte, riservando a sé un ruolo da predicatore e, già che ci si trova, di curatore attento alle pratiche clientelari. Non passerebbe alla storia, ma neanche passerebbe guai. C’è chi ha voluto ricordare che il suo partito è a rischio ricatto giudiziario. Trovo che sia un’osservazione volgare, degna di denuncia, ma non fuori tema e capace di rimandare ad un altro: il candidato al posto di ministro della giustizia era Giuliano Pisapia, certamente competente e certamente di sinistra, ma inviso alla corporazione togata. E’ rimasto a terra, cosa dalla quale Mastella trarrà giovamento.

Né potrà, il neo ministro, abbandonarsi ai fantastici voli delle grandi riforme, non avendone i numeri. Dopo cinque anni nel corso dei quali la sinistra non si è una sola volta mostrata ragionevole, una sola volta ha votato i pur giusti provvedimenti del governo, è difficile immaginare che il centro destra, sconfitto per un pelo, si scopra magnanimo e comprensivo. Ed è qui che il professionista potrebbe dare il meglio di sé: raccolga i frutti delle commissioni ministeriali che hanno accompagnato i governi di due legislature, faccia propri i nuovi testi del diritto penale. Essendo un politico sa che la perfezione non è di questo mondo. Poi prenda la Bozza Boato, elaborata dalla bicamerale presieduta da D’Alema, e la metta sul suo tavolo. Quando le magistrature sindacalizzate andranno a chidergli le controrifome di riforme mai fatte, faccia notare, con popolare saggezza, che chi tira troppo la corda finisce con le chiappe per terra. Quindi si rivolga al Parlamento tutto e dica: così come siamo messi ci buttano fuori dal Consiglio d’Europa, giacché i tempi dei nostri processi sono uno scandalo, nella gara fra giustizia e politica ci perdono entrambe, e ci perde l’Italia, onorevoli colleghi, che ne direste di fermarsi a ragionare, assieme e ad alta voce?

Al professionista Mastella non sfugge quali conseguenze politiche questo avrebbe, e spero non gli sfugga che se un buon lavoro non sarà fatto molti avranno la conferma che certi professionisti è meglio perderli che trovarli.

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