Giustizia

Mastella paga i propri errori

Mastella paga i propri errori

Il ministro Mastella non aveva altra scelta che le dimissioni. Non esiste la possibilità che si resti a capo del dicastero della giustizia nel mentre la moglie finisce agli arresti, per giunta a causa di un’inchiesta sull’attività politica. A Mastella va tutta la solidarietà umana, ma non quella politica. No, perché quel che

succede è anche frutto dei suoi silenzi e dei suoi errori.
Egli, come il governo di cui fa parte, ha in ogni modo tentato di lisciare la corporazione dei magistrati per il verso del pelo. Oramai siamo giunti all’assurdo che le voci più critiche verso la corporazione si levano dal suo interno. E va ripetuto, senza dimenticare le gravi colpe della coalizione avversa, che ha invece condotto una legislatura all’insegna dello scontro e della polemica, senza, però, essere capace di portare a casa apprezzabili risultati legislativi, che valgano per tutti. Mastella ha creduto che, in fondo, si possa tirare a campare, magari facendo evaporare la pressione, di tanto in tanto, con provvedimenti di clemenza. Non è così.
Il presidente della giunta campana, sua moglie, ha saputo degli arresti domiciliari dalla televisione. Non è la prima, non sarà l’ultima, è comunque la dimostrazione che la giustizia non esiste. Ed è anche la dimostrazione che quei provvedimenti di violenta limitazione della libertà personale, nei confronti di cittadini che abbiamo il dovere di considerare innocenti, sono inutili, quando non illegittimi. Ci sono solo tre ragioni per cui un cittadino può essere privato della propria libertà in assenza di una condanna, mentre, invece, questi arresti si susseguono in una litania di formule burocratiche sempre uguali, e sempre prive di senso del diritto. Ogni volta che abbiamo indicato il problema, ogni volta che abbiamo documentato che il diritto dei cittadini è calpestato, la corporazione togata ha sostenuto che volessimo legargli le mani e tappargli la bocca, mentre il mondo politico la bocca se l’è tappata da solo, per timore, per insipienza, per coscienza sporca. Mastella compreso.
Il caso della signora Mastella non è isolato, anzi, è in compagnia di migliaia di altri casi simili. Il ministro si dimette, perché lo colpisce nella famiglia. Avrebbe dovuto considerare prima che il compito assegnatogli non consentiva le solite relazioni, scritte dagli uffici, avrebbe dovuto, fin dall’inizio, essere il ministro dei cittadini che chiedono giustizia. Ha perso l’occasione, noi non perderemo quella di considerare il caso che direttamente lo riguarda come tutti gli altri. Non la perdiamo mai, questa occasione, nei confronti di nessuno, e nei confronti di tutti difendiamo i diritti ed il diritto. Peccato Mastella sia costretto ad accorgersene una volta persa la funzione.

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