Giustizia

Mazzella persevera

Mazzella persevera

Luigi Mazzella, avvocato generale dello Stato, è uomo di mondo, pure troppo. E’ uomo di spirito acuto e sensibilità spiccata, pure troppo. E’ giusto che non si curi delle nostre critiche e ripeta le sue proposte, pari pari, anche se noi le abbiamo giudicate frutto di uno stato confusionale. Ma cerchi di non esagerare, preso dall’entusiasmo.

Dunque, l’avvocato continua a dire che si dovrebbe introdurre l’istituto della transazione nelle cause che il cittadino muove allo Stato, in virtù della legge Pinto. E, questa volta intervistato dal Messaggero, specifica che, ciò conviene anche al cittadino, per i seguenti motivi: a. si evitano costose lungaggini; b. si può risolvere la cosa nella propria regione, senza essere costretti a pendolare verso altre sedi competenti. Troppa grazia, avvocato. Vede, noi sostenemmo che la legge Pinto non era una bella cosa, esattamente (fra gli altri) per gli stessi motivi: alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si ricorre gratis e per lettera, volendo non ci si sposta di un palmo, e si interloquisce in italiano (ed anche l’idioma, quindi, risulta più lineare e consueto di quello utilizzato dalle Corti d’Appello).

Ma Mazzella, che è un po’ troppo mondano, dice: dato che costa, si perde tempo e ci si deve spostare, proponiamo al cittadino di transare, diamogli un milioncino (degli Euro ancora non si parla, nel moderno mondo della giustizia) di lire per ogni anno passato a farsi massacrare dalla giustizia, consentiamo di ricorrere solo agli assolti, et voilà, gran parte dei problemi è risolto. Avvocato, avvocato, ma lei ci crede sul serio in quel che dice? E se si, crede davvero che un governo, qualsiasi governo, possa fare un decreto similmente osceno? Ha messo nel conto che qualche scemo (tipo noi) ricorrerebbe a Strasburgo per dire che l’Italia si compra, a poche lire, l’omertà dei cittadini? Suvvia.

Le cose sono due: o ci si mette nell’ordine d’idee di fare in Italia quel che fanno a Strasburgo, e, quindi, condanniamo a raffica lo Stato e passiamo le pratiche alla Corte dei Conti per stabilire se i magistrati non siano una continua causa di danno erariale; oppure si tenta di beffare la Convenzione Europea (come la legge Pinto e Mazzella cercano di fare), con il solo risultato che i ricorsi cresceranno ed avranno un motivo in più per essere presentati. Tertium non datur. O, meglio, ci sarebbe da riformare drasticamente il modo in cui non funziona la giustizia italiana, ma su queste cose, di non primaria importanza, Mazzella non si pronuncia.

Condividi questo articolo