Giustizia

Metà dell’opera

Metà dell'opera

Tanto strepitio, da parte di una destra composta da indagati ed imputati, non è passato invano.

Qualche tempo fa, difatti, si sosteneva ancora che l’azione penale fosse obbligatoria e che l’avviso di garanzia era un atto dovuto: non appena un Tizio fosse finito in un qualche verbale d’indagine, si spediva l’avviso, e, per conoscenza, alle agenzie di stampa. Per dare una mano alla sorte, del resto, i pubblici ministeri d’un tempo dicevano all’inquisito: mi dia il nome di Tizio, altrimenti se ne va in galera.
Tempi superati, grazie al cielo, tempi in cui qualche procuratore parlò dell’arresto come “momento magico”, nel quale il neoammanettato trovava più di una ragione per raccontare quel che gli altri volevano sentirsi dire.
Noi, destri, ladri, detenuti, indagati ed imputati, scrivevamo che quei tempi non eccellevano in rispetto del diritto. E ci querelavano, con ciò stesso confermando la nostra fama di destri, ladri, detenuti, indagati ed imputati.
Oggi, dopo tante nostre proteste, ci danno ragione: c’è un signore, detenuto, che dice di avere consegnato tangenti (una “paccata di piccioli” superiore a quella di Previti, che ne rode, più di quelli del tangentone Enimont) a questo ed a quello, e gli allora cultori del momento magico non spediscono neanche l’avviso di garanzia perché, nobile intento, occorre prima vagliare la sincerità delle dichiarazioni, rese, del resto, da uno che non è uno stinco di santo, occorre valutare la sua serenità d’animo, ed indagare le ragioni profonde che lo abbiano eventualmente indotto a dire cose vere.
Calma, e niente colpi di scena. Amici destri, ladri, detenuti, indagati ed imputati, avete visto: abbiamo vinto. Voi direte: ma fanno così solo quando gli avvisandi sono di sinistra. E che significa, siamo pur sempre a metà dell’opera.

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