Giustizia

Napolitano fermi il Csm

Napolitano fermi il Csm

Il Presidente della Repubblica ha una splendida occasione per onorare il ruolo di difensore della Costituzione: impedire al Consiglio Superiore della Magistratura di discutere sulla costituzionalità di un decreto legge. La seduta plenaria è convocata per il primo luglio, esattamente con questo, insurrezionale, ordine del giorno. Tocca a Napolitano, quale presidente dell’organo di autogoverno dei magistrati, fermare tutto.
Lo scrivo avendo già espresso un giudizio assai severo su quell’emendamento al decreto, e sul fatto stesso che sia stato presentato. E’ una norma dannosa, che può avere esiti pericolosi. La guerra fra poteri dello Stato, ogni giorno sempre più intollerabile, deve essere affrontata in modo diretto, senza carambole che finiscono con il demolire il poco che ancora sta in piedi. Il giudizio del Csm, però, è anch’esso pericoloso ed un passo verso l’abisso, per tre ragioni: a. quell’organo non ha alcuna competenza circa la costituzionalità di leggi e decreti, quindi avremmo le toghe politicizzate e correntizzate che non solo usurpano la politica, ma anche la più alta magistratura repubblicana; b. grazie alla tempestività con cui i relatori, animati da antica e colorita passione politica, hanno diffuso le loro pensate, il plenum si svolge più in piazza che a Palazzo dei Marescialli; c. discutere il loro testo mette Napolitano in una condizione insostenibile, perché se lo approva rinuncia ad una sua prerogativa costituzionale (e non può), se chiede sia respinto accetta che il Csm debordi dalle sue funzioni, ma lo richiama alle necessità politiche (e non può), se non ci va e se la batte rimedia una figura meschina.
L’unica soluzione decente consiste nel proibire la seduta di martedì prossimo. E’ noto che al Quirinale sono molto attenti a che un “precedente” legittimi le decisioni presidenziali. C’è, risale al 1991, chi avesse scarsa memoria si rivolga a Francesco Cossiga. Allora fu fermato il vice presidente Galloni, che come Mancino ed il suo predecessore, Rognoni, vengono tutti dalla sinistra democristiana. Una costante inquietante, in un organismo che perpetua gli equilibri lottizzatori di un mondo politico che non conta più un voto, ma ancora ne occupa il vertice con i propri morti viventi. Per la giustizia, insomma, è più un sarcofago che una teca.

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