Giustizia

Niente resa dei conti

Niente resa dei conti

Qualche estremista può desiderare, e qualche prevenuto paventare la resa dei conti. Adesso che il centro destra ha vinto le elezioni, visto l’andamento degli ultimi dieci anni di storia patria, e visto il significativo impegno profuso, da alcune procure, nel tentativo di mettere fuori legge chiunque non levasse inni al glorioso ruolo politico della magistratura, tali desideri e timori potrebbero anche apparire fondati. Ma, di certo, non è così che andranno le cose.

Intanto perché chi sarà chiamato a dirigere la politica della giustizia è persona equilibrata e per bene, che tutto si sogna tranne il volere fare venire meno i capisaldi costituzionali su cui si regge il nostro sistema. E poi, perché le proposte fin qui avanzate, che vanno dalla divisione delle carriere ad un minimo di valutazione di merito per gli avanzamenti di carriere, sono tutte iscritte nell’ambito del buon senso comune e della più totale coerenza con tutti i sistemi civili di questo mondo. Solo qualche esaltato può interpretare tali proposte come un attentato.

I nostri timori sono altri. Intanto nutriamo il timore che per normalizzare la situazione (e la normalità è un valore) si conceda alla corporazione dei magistrti quel che tutte le corporazioni chiedono e nessuno dovrebbe avere: più soldi da spendersi e non invenstirsi, più protezioni e prebende. Non si tratta di stabilire se i magistrati le meritano o meno (e noi abbiamo documentato che il loro livello di produttività indurrebbe ad escluderlo), è che nulla hanno a che vedere con i mali che affliggono la giustizia.

Nutriamo anche il timore opposto a quello di molti forcaioli. Ieri essi affermavano che il nostro garantismo era diretto a proteggere gli imputati eccellenti, mentre ce ne fregavamo dei poveri disgraziati. Al contrario, noi sostenevamo che quando certi mezzi medioevali d’inquisizione si fossero affermati con i presunti eccellenti nessuno avrebbe più salvato i poveri disgraziati. Ecco, oggi siamo preoccupati del fatto che la normalizzazione possa passare sulle carni di costoro. Abbiamo lottato contro un sistema dell’informazione forcaiolo ed incapace di comprendere il valore civile della presunzione d’innocenza, oggi costatiamo che basta un’inchiesta sulla pedofilia o sulle presunte (assai presunte) nuove BR perché si tornino a pubblicare le foto degli accusati, magari in ceppi. Questa era e resta inciviltà.

Sono di questo tenore, le nostre preoccupazioni. Non ci spaventano gli schiamazzi di qualche invasato che vorrebbe gli arrestassero i parenti per dimostrare quanto lui ami le manette. Ci preoccupa il silenzio che copre una pratica quotidiana d’ingiustizie e lungaggini, di burocratismo ed insensibilità umana. Useremo l’arma di non collaborare al silenzio.

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