L’indulto è necessario, meglio sarebbe l’amnistia, i radicali fanno bene a porre la questione del non più tollerabile rinvio. Ma cerchiamo di capirci, la condizione incivile delle carceri italiane è solo il sintomo, non il male: quello che deve essere affrontato è il dramma di tutto intero il sistema giudiziario italiano.
Detto con franchezza, la cultura del perdono non mi piace, mi fa anche un po’ schifo. Il fatto che se ne sia fatto portavoce il papa lo capisco, ma non m’induce a cambiare opinione. In anni passati ho scritto contro l’amnistia, che sarebbe servita a favorire l’amnesia, la copertura e la dimenticanza delle gravi colpe di un sistema giudiziario deviante e deviato. Ma il sistema è al collasso, la vita carceraria vergognosamente lontana dal civilmente accettabile, non c’è nessuna possibilità che si sia in grado di porre rimedio, di far funzionare i tribunali in tempo utile per evitare che cresca a dismisura il numero degli innocenti detenuti. Allora non si parli di clemenza, non si dica che quei provvedimenti servono a rendere più facile il reinserimento di persone che hanno commesso reati, no: quei provvedimenti servono al resto della società, a quanti si sentono non coinvolti e che, invece, hanno consentito giungesse a bancarotta la giustizia, a quanti non sono stati capaci di riforme serie, a quanti si son serviti dei drammi per far pura propaganda. Sono questi i colpevoli cui non darei mai l’amnistia o l’indulto.
Si vari il provvedimento, quindi. Ma sarebbe un ulteriore gesto di demenza istituzionale se non lo si accompagnasse con la demolizione degli egoismi corporativi e delle devianze politiche, con il risanamento dell’inefficienza e del cinismo che hanno colmato le aule giudiziarie, facendo fuggire ogni parvenza di giustizia.
La sinistra italiana si liberi dalla prigionia morale, dal ricatto esercitato da quanti hanno stracciato le regole del diritto per erigere il potere del colpevolismo mediatico. Ritrovi, la sinistra, l’onore ed il coraggio, abbandonando al loro destro destino i mazzieri che l’hanno impiastricciata d’olio di ricino. Mentre la maggioranza si renda conto di aver vissuto molti mesi nella trincea della giustizia senza essere stata in grado di adempiere al più elementare dei suoi doveri: presentare un progetto di riforma.