Giustizia

Per usare i pentiti fecero fuori Falcone

Per usare i pentiti fecero fuori Falcone

La vittima non è Calogero Mannino, è l’Italia. Qui non finisce una storia giudiziaria, qui inizia il dovere della memoria. Dopo quattordici anni, di cui due passati in galera, un ex ministro è non colpevole d’avere favorito la mafia. Mannino vince la sua partita giudiziaria e umana. Noi abbiamo perso tutto, e tacendo ci giocheremmo anche l’onore.
Questo non è l’unico processo avventuroso ed infondato con cui s’è cambiato il corso della storia italiana. Sono tanti, e non solo palermitani. Questo non è l’unico sfregio che, con l’uso incontrollato e criminale dei pentiti, s’è fatto al volto della giustizia. Per accedere a quest’arma la sinistra giudiziaria dei Violante e delle Paciotti dovette far fuori Giovanni Falcone. Da allora, mai, nessun pentito ha pagato per le bugie dette. Sapete perché? Perché temono che questi infami assassini rivelino chi gliele ha suggerite. Ricordatevi di Balduccio Di Maggio, presunto pentito cui lo Stato diede i soldi per comperare le armi e continuare ad ammazzare, il quale di fesserie ne ha raccontate tante. Il padre gli telefonò, preoccupato, chiedendogli se non fosse impazzito. Lui rispose: padre mio, tengo i cani attaccati. In aula, durante il processo ad Andreotti, gli chiesero: chi sono i cani? Lui indicò i pubblici ministeri, a descriverne la dipendenza. E’ chiaro?
La classe dirigente siciliana meritava la sconfitta politica, invece la giustizia politicizzata ci ha sequestrato la democrazia. Gli oppositori di Mannino credettero di vincere, non s’accorsero d’essersi suicidati. Gli italiani hanno subito un danno irreparabile ed i palermitani anche la beffa di dover pagare le spese giudiziarie, essendosi il loro comune improvvidamente costituito parte civile. Cercarono di rendere mafiosa la storia d’Italia, l’altra faccia della medaglia è la santificazione di chi pure ha responsabilità politiche. Invece si devono far emergere le responsabilità personali di chi ha allestito la fetida stagione giustizialista. E’ vitale non inquinare la memoria.
Non è facile, credetemi, e parole come queste si pagano per anni, nelle aule di giustizia. Dove ti trovi da solo e con il rischio di schiantare senza che nessuno dica una parola, perché non c’è solidarietà per i liberi ed i disallineati. Mai, però, rassegnarsi alla corruzione della storia.

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