Giustizia

Pessima Pinto, pessimo Scotti

Pessima Pinto, pessimo Scotti

Il Presidente del Tribunale di Roma, Luigi Scotti, prendendo atto della perdurante lentezza del sistema giudiziario, ha formulato una proposta che il Sole 24 Ore ha subito fatto propria: transare le cause oggi pendenti presso la Corte d’Appello, cause con le quali i cittadini chiedono di essere risarciti per ingiustizie subite, ed utilizzare i fondi risparmiati per potenziare gli uffici giudiziari. Una proposta che sembra realista e che, invece, è semplicemente inaccettabile ed improponibile.

Intanto occorre ricordare perché quelle cause sono pendenti innanzi alla Corte d’Appello. Per anni ci siamo impegnati in una battaglia per far conoscere ai cittadini europei, quindi anche agli italiani, il loro diritto di ricorrere alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, a Strasburgo, mettendo sotto accusa lo Stato dal quale ritenevano di avere subito dei danni.

Finalmente i ricorsi avevano cominciato a moltiplicarsi e l’Italia veniva regolarmente, e giustamente condannata, in particolare per l’eccessiva durata dei processi. Anzi, le condanne erano divenute talmente tante da imporre, come prevede la Convenzione Europea, un passo politico al Consiglio d’Europa, che diffidò l’Italia dal continuare a violare i diritti dei suoi cittadini. A questo punto pensate che il legislatore sia intervenuto per risolvere il problema? Neanche per idea, fece cosa diversa: poco prima della chiusura della scorsa legislatura, zitti zitti quatti quatti, i parlamentari vararono la cosiddetta legge Pinto, con la quale si imponeva ai cittadini italiani, prima di ricorrere a Strasburgo, di ricorrere presso la Corte d’Appello competente.

Qualcuno scrisse che, in questo modo, si volevano lavare in casa i panni sporchi, a noi sembrò che l’obiettivo fosse assai più limitato e misero: s’imponeva al cittadino un passaggio in più, in modo che le condanne di Strasburgo divenissero condanne italiane, costose economicamente, ma irrilevanti politicamente; a Strasburgo il cittadino avrebbe comunque potuto ricorrere, ma solo dopo quest’ennesima tappa infernale, e, quindi, dopo essere stati diffidati, si riusciva ad allontanare nel tempo le condanne successive. Neanche un pannicello caldo, uno strofinaccio sporco.

Adesso il Presidente Scotti ci fa sapere che quelle cause, pendenti presso la Corte d’Appello, sono un ulteriore elemento che aggrava i ritardi giudiziari (e pensare che sono quasi tutte cause che lamentano la lentezza della giustizia!) e che, quindi, sarebbe saggio, per lo Stato, transare, ovvero pagare un tot simbolico e risparmiare sui fondi stanziati a tale scopo. Una proposta, dicevamo, inaccettabile ed improponibile. Vediamo perché.

Inaccettabile perché a chi lamenta la lentezza di cui è stato vittima non si può rispondere che, a causa della lentezza, non si può concludere il procedimento, e che, quindi, deve accontentarsi non del risarcimento pieno, ma di un risarcimento dimezzato. Inaccettabile anche perché la transazione diviene impossibile ed impari laddove il transante è di gran lunga il più forte (lo Stato) che, per giunta, amministra e controlla i Tribunali.

Improponibile perché la legge Pinto non poteva certo abolire il diritto degli italiani di ricorrere a Strasburgo (altrimenti ci avrebbero buttato fuori dal Consiglio d’Europa, come la Grecia dei colonnelli), quindi non serve ad un accidente transare qui e vedersi condannare lì. A meno che Scotti non pensi di inserire nella transazione l’obbligo della rinuncia, da parte del cittadino, a ricorrere in sede internazionale, perché se pensa questo occorrerà un ripassino di diritto internazionale. Il bello è che il Sole 24 Ore ha mostrato entusiasmo per questa proposta esaltandone lo spirito pragmatico e manageriale. Ragazzi, se le aziende le amministrassero così sarebbero tutte in bancarotta, con conseguente, ulteriore, intasamento dei Tribunali.

Condividi questo articolo