Giustizia

Pessima sentenza

Pessima sentenza

La peggiore sentenza possibile. Non c’è alcun dubbio, il processo per l’uccisione di Marta Russo non poteva finire peggio.

Per gran parte dell’opinione pubblica, probabilmente, ciò che conta è il verdetto riassunto in una parola: colpevoli. Ma di che? Non di quello di cui erano accusati. Tutto l’impianto dell’accusa si basava sull’omicidio volontario, ed in tal senso era stata chiesta la condanna. Ma da questa imputazione Scatto e Ferraro sono stati assolti.

Vengono condannati, invece, non per avere voluto uccidere Marta Russo, ma per averla uccisa pur non volendolo. Scattone avrebbe messo una mano armata fuori dalla finestra ed avrebbe esploso un colpo, senza neanche guardare in che direzione stesse sparando. Questo era l’unico modo per conciliare la tesi secondo la quale si era sparato da quella finestra con le risultanze della perizia, secondo le quali sarebbe stato impossibile prendere la mira senza essere visti.

La sentenza, quindi, mostra di credere solo alle percezioni extrasensoriali della dottoressa Lipari, ed alla testimonianza traballante e contraddittoria della signora Alletto. Tutto il resto non conta. Come abbiano potuto giungere ad un simile verdetto, al di là di ogni possibile dubbio, è cosa per la quale i giurati ed i togati, forse, potranno interrogare le loro coscienze.

A noi rimane l’impressione che si sia scelta la via di mezzo fra una tesi d’accusa che non stava in piedi (e che, difatti, non viene seguita), ed un processo nel corso del quale non era emersa una prova che fosse una con la quale giustificare una condanna. Insomma, il Tribunale sembra dire: sia pure per sbaglio, ma la Procura aveva inquisito le persone giuste.

In questi casi si dice: attendiamo le motivazioni della sentenza. A me sembra un’attesa inutile. Ci attendiamo, invece, un processo d’Appello in cui il verdetto verrà ribaltato; una Cassazione che troverà da ridire; ed una giustizia umiliata per essere stata più cieca che imparziale.

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