Giustizia

Petrella tragicomica

Petrella tragicomica

Quel che accade nel caso di Marina Petrella è tragicomico. Cittadina italiana, brigatista rossa, condannata all’ergastolo, latitante da venti anni, infine arrestata in Francia. Non v’è dubbio alcuno che debba essere estradata in Italia. Ma le proteste di alcuni spingono Sarkozy allo sproposito di perorare la grazia e commuoversi per le condizioni di salute della detenuta. Indigna per la pretesa punitiva di noi italiani. Roba da umorismo demenziale, se non fosse per tre, serissimi, aspetti.
1. La giustizia italiana fa pena, ma per la sua incapacità, non per l’eccesso di repressione. Dobbiamo vergognarci per le migliaia di processi che non riusciamo a concludere, non per quelli giunti a sentenza. Le nostre carceri sono sovraffollate, ma non sono peggiori di quelle francesi. Nel corso dell’espiazione della pena il detenuto è seguito da un magistrato di sorveglianza e se le sue condizioni di salute destano serie preoccupazioni viene scarcerato. Insomma, da noi la signora Petrella non correrebbe alcun rischio superiore a quello che corre altrove. La pretesa punitiva, infine, non si amministra per conto delle vittime (quella europea non è giustizia islamica), ma per conto dello Stato. In Francia ed in Italia si leggono appelli a tenere conto di quelli che la Petrella ha contribuito ad ammazzare, e dei loro familiari. Lo si faccia, ma il criminale paga perché viola le leggi dello Stato, non perché gli orfani sono tristi.
2. Il pregiudizio ideologio, le minchionerie alla Ardant, vuole che si guardi con rispetto, se non con ammirazione, ai terroristi. Erano combattenti idealisti, si dice. No, si dividevano in coglioni allo stato puro, in pedine nelle mani di servizi dell’est, in violenti profittatori. La dottrina Mitterrand, secondo la quale potevano rifugiarsi in Francia i criminali con credenziali politiche, ricercati in Italia, non era affatto innocente, ma un pezzo della guerra fredda e dello scontro gollista con un Paese Nato. I Francesi provino a pensarci.
3. Il nostro Parlamento ha approvato all’unanimità il nuovo Trattato europeo. Sarkozy, presidente di turno, dice che si deve andare avanti con l’integrazione. Ma non si va da nessuna parte se neanche si riconosce il valore delle sentenze, quindi l’impianto di diritto. L’Europa sta già male, ma questa è eutanasia.

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