Giustizia

Politicità delle sentenze

Politicità delle sentenze

Presso l’Associazione Nazionale Magistrati non è molto spiccato il senso dell’umorismo. Peccato, altrimenti potrebbero cogliere gli aspetti meno tetramente corporativi del loro attuale travaglio.

Antonio Martone è stato rimosso dalla carica di presidente, accusato di scarsa opposizione al mondo politico e scarsa difesa dei pubblici ministeri palermitani. Il predecessore di Martone fu Elena Paciotti, il suo successore Mario Cicala. E qui viene il bello, perché la dottoressa Paciotti è oggi parlamentare della sinistra, mentre il dottor Cicala è stato il segretario del ministro dei lavori pubblici. Come antagonisti della politica, ?appero, non temono rivali.

Se possibile, più stramba ancora è la storia relativa ai palermitani. La procura trascina Andreotti in un processo, sbandierando ai quattro venti la “vera storia d’Italia”. Per sei anni i pm sono oracolo di verità, cui è impossibile opporre ragionamento alcuno. Arriva la sentenza e si scopre che la “vera storia d’Italia” era un balla. La sentenza, del resto, non è stata scritta dai politici, ma dai giudici, che sono anch’essi dei magistrati. Allora: chi doveva difendere chi, e da che? Che doveva fare, Martone, dire che sì il Tribunale aveva dato torto ai pm, ma che essi avevano la più totale solidarietà dell’ANM? Se lo avesse fatto avrebbe commesso il terribile errore di politicizzare la sentenza e, quindi, di rendere politica la sconfitta di quei pm.

Fortuna, quindi, che si tratta di gente senza senso dell’umorismo, altrimenti sai che risate si farebbero, guardandosi allo specchio.

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