I legali dell’onorevole Cesare Previti chiedono di conoscere l’elenco degli aderenti ad alcune associazioni di magistrati. II direttore di questo quotidiano, Arturo Diaconale, scrive che non c’è nulla di male e che sono pubblici gli elenchi degli iscritti a tutte le associazioni, massoneria compresa.
Dissento, perché non vi è nulla di normale in quel che sta succedendo.
La difesa di Previti, per la penna dell’ottimo avvocato Sammarco, ha chiesto di conoscere chi aderisce a questa o quell’associazione avendo in animo di dimostrare che esiste un pregiudizio persecutorio e che tale pregiudizio è cementato dalla comune militanza politica e sindacale. Altro che roba normale, altro che questione di trasparenza, qui, se si dimostra il fatto, si da corpo ed organizzazione ad un’eversione dei principi del diritto, e, in ultimo, all’equilibrio dei poteri repubblicani.
La difesa Previti ha fatto la sua richiesta nel corso di un dibattimento giudiziario, i vertici di Magistratura Democratica hanno fatto giungere la loro risposta a mezzo stampa e televisione, accusando non l’imputato, ma il politico Previti delle peggiori nefandezze. Li trovo fin troppo generosi nel tentare di dar forza alla tesi dell’imputato.
Noi lo avevamo scritto e previsto: se si continua a ripetere la cretinata secondo la quale la magistratura deve essere del tutto indipendente, ma i magistrati, ciascuno per suo conto o, addirittura, organizzati in componenti politiche, possono permettersi di esprimere opinioni su tutto, per giunta dando del mafioso, o dell’eversore, a chi la pensa diversamente, va a finire che nessuno può più fare quel mestiere. Feci un esempio specifico: io sono per la separazione delle carriere, se i magistrati dichiarano pubblicamente che tale tesi è sostenuta solo da delinquenti ne deriva che nessuno di loro potrà più indagarmi o processarmi, avendo già pubblicamente espresso un pregiudizio negativo nei miei confronti. Chiaro? E’ successo quel che avevamo previsto.
I magistrati organizzati in correnti politiche sono l’esatto contrario di quel che è possibile nel nostro sistema. Si vuol far finta che non sia così? Allora si risponda alla difesa di Previti: non è normale che vengano richieste le liste degli iscritti, così come non è normale che ai magistrati sia consentito fare della toga uno strumento di lotta politica.
Quanti hanno letto le pagine scritte da Francesco Misiani, militante storico di Magistratura Democratica? A voi sarebbe sembrato normale finire nelle mani di uno che delirava pensando fossero sani i processi cinesi, nel corso dei quali si comminava la pena di morte in uno stadio? Se in magistratura si arruolano i pazzi (perché questa è follia, follia pura), se li si organizza in corrente, se li si aizza verso il nemico di classe, se si da un senso, un indirizzo ed una finalità politica al loro lavoro, allora cessa ogni forma di garanzia e si entra nella guerra per bande. Il che, con tutta la buona volontà, non è normale manco per niente.