Giustizia

Previti e gli scioperi

Previti e gli scioperi

Un giorno qualcuno cercherà di trovare il nesso fra la vicenda processuale di Cesare Previti ed il governo della giustizia. Non trovandolo nasceranno interpretazioni esoteriche del nostro tempo. La realtà è meno complicata: nessuno si occupa di governare la giustizia, non c’è un briciolo di pudore civile in chi anima lo scontro politico, come dimostrano lo sciopero dei magistrati e la faccenda della prescrizione.

I magistrati s’apprestano al loro sciopero contro la riforma proposta dal governo. Hanno anche scritto una lettera, firmandola in 4.500, dove chiariscono i motivi, tutti legati alla carriera, ai concorsi, alle gerarchie. Anche gli avvocati scioperano, in contemporanea, anche loro contro la stessa riforma, ma per ragioni opposte.

Io non sciopero, e guardo qualche numero. Si parla sempre della giustizia penale, che ha tempi lentissimi, che è un calvario per gli innocenti ed una pacchia per i criminali, ma non si parla mai di quella civile. In Italia un procedimento civile si conclude, mediamente, in 116 mesi. Dieci anni.

Se l’inquilino non paga l’affitto e si decide di sfrattarlo ci si riesce in 645 giorni. Ne bastano 54 negli Stati Uniti, ne servono 181 in Francia, dove tutti si lamentano per la giustizia troppo lenta. Se vi rifilano un assegno a vuoto la causa per riavere i votri soldi andrà avanti, mediamente, per 630 giorni. Ne bastano 49 negli Usa.

Si dirà: per forza, investiamo troppo poco nella giustizia e, come ricordano i magistrati ad ogni pie’ sospinto, ci sono vuoti nell’organico, vale a dire che sono troppo pochi. Falso. Spendiamo, per la giustizia, più del doppio della Francia e quanto la Germania. Abbiamo più magistrati per abitanti di tutti gli altri, fatta eccezione per Germania ed Austria, che ci battono di poco.

Ma occuparsi di queste cose è noioso, non smuove le budella corporative di nessuno, magari interessano ai cittadini, ma non certo agli scioperanti.

L’opposizione, invece, s’infiamma quando, alla Camera, si presenta e si vota un emendamento che tende a ridurre i tempi della prescrizione: orrore, si vuol salvare Previti dalla condanna. Si dia mano all’armi della rivolta, si dia fiato alle trombe della libertà, si dia voce al desiderio di giustizia, si vigili avverso il diritto violato e violentato da private, impudiche convenienze. Anche la maggioranza si spacca, perché anche colà esiste gente con una coscienza, con una morale che impedisce loro l’ennesimo inchino al potere di chi è forte perché fu criminale. Che boiate!

La giustizia è lenta da fare schifo e che fa il legislatore? Mica cerca di renderne umani i tempi, no, litiga su quali devono essere i confini temporali massimi. E, in questa mal riuscita commedia, i difensori del diritto sarebbero quelli che reclamano termini di prescrizione lunghissimi, in modo che anche la tartaruga processuale possa accomodarci il suo lento deambulare. Il mondo al contrario, insomma.

I tempi di prescrizione, in Italia, sono lunghissimi, eterni, e questo perché commisurati al massimo della pena prevista per ciascun reato, e dato che i massimi sono spropositatamente esagerati (tant’è che i giudici si tengono sui minimi), anche la prescrizione ne risente. S’io fossi all’opposizione direi alla maggioranza: ma, scusate, quando siete divenuti governo avete messo alcuni studiosi al lavoro, capitanati da Carlo Nordio, per rivedere il codice penale, ed è stato più volte detto che le pene sarebbero dovute essere certe, ma ragionevoli, quindi più basse; allora, perché volete lavorare sul calcolo della prescrizione, visto che se aveste la cortesia, dopo tre anni, di sottoporre al Parlamento quel lavoro la questione sarebbe risolata, per altra e più nobile via? In altre parole inviterei al ritiro dell’emendamento ed alla presentazione della riforma del codice penale. Ma lo farei sapendo che i procedimenti aperti, relativi a fatti di quindici, venti anni fa, che non siano delle stragi, sarebbero comunque destinati a finire nel niente.

Invece no, urla, strepiti, sceneggiate, roba scadente, tutta indirizzata a far vedere che gli amici del presidente del Consiglio vengono salvati dalla galera grazie a leggi su misura. Già, perché se non li si salvasse, è in galera che dovrebbero stare. Vero? Non è così? S’asciughino il rivolo di bava che scende dalla bocca, e s’accorgano che è grazie a questi atteggiamenti che regolarmente perdono le elezioni, ed è anche giusto che le perdano.

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