Di Don Abbondio ne vedo parecchi, ma noi, come Renzo, non abbocchiamo al latinorum della viltà e dell’inconcludenza. C’è chi si lamenta per il tentativo di reintrodurre nella legge quel che fu giudicato incostituzionale. Attenti, il tema non riguarda gli addetti ai lavori e serve a mettere in evidenza l’urgenza di riforme vere, profonde, della giustizia.
Con una legge del 2006 (la 46), si stabilì che: “il giudice pronuncia sentenza di condanna se l’imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio”. La riconoscete? È la formula che avete sentito nei film americani, quella che il giudice raccomanda alla giuria. Solo che da noi ne è venuta fuori una comica, alla Nando Moriconi (il Sordi di “Un americano a Roma”). Difatti, se un cittadino è assolto in primo grado la procura può chiedere un secondo giudizio, d’appello. Ora ditemi, voi che non vi fate fregare da quelli che fanno finta d’essere dotti, come può il giudice di secondo grado condannare “al di là di ogni ragionevole dubbio”, se i colleghi di primo grado, esaminando la stessa persona e gli stessi fatti, hanno assolto? E’ ovvio che delle due l’una: o contesta loro d’essere venduti o deficienti, chiedendone l’arresto o l’internamento, oppure il meno che possa coltivare è, appunto, il dubbio.
Quella legge, coerentemente, prevedeva l’inappellabilità delle sentenze d’assoluzione. La Corte Costituzionale, ragionando sulla disparità che si sarebbe creata con l’accusa, talché una condanna sarebbe stata appellabile ed un’assoluzione no, cancellò l’articolo relativo. Giudizio ardito ed a mio avviso irragionevole. Ma tant’è. Solo che ha messo nei guai i giudici, quelli veri, che pronunciano sentenza, costringendoli a considerare valida la formula del dubbio solo per le condanne e non per le assoluzioni, cosa che risulta ridicola tanto per il pastore sardo quanto per la casalinga di Voghera.
Se si continua a mettere pezze si produrranno nuovi strappi. Se si procede con furbate, mandando in scena roba bislacca, come i magistrati che ruotano, per accantonare la loro responsabilità, o la polizia giudiziaria che va per i fatti suoi, in modo da creare indagatori autonomi, non si farà che frullare ancor di più la maionese impazzita. La giustizia non ne morirà, solo perché già defunta.