Ci sono notizie che, anche se non allegre, strappano il sorriso. Fra queste deve essere inserita la notizia della candidatura di Elena Paciotti, nell’evidente posizione di capolista, con i Democratici di Sinistra. Meta: il Parlamento Europeo.
L’appassionata ex presidentessa dell’Associazione Nazionale Magistrati, quella che rivendicava la grande autonomia dalla politica, quella che non voleva invasioni di campo, quella che si mostrava infastidita dall’idea che ci potessero essere magistrati “rossi”. Eccola lì, a capitanare una lista di partito (quella degli ex comunisti), a tentare di mettere a frutto tanti anni d’appassionata autonomia e di tanta esposizione televisiva.
E che dire dei ds? Tante parole sprecate per dire che non è vero che si è approfittato delle manette per far fuori gli avversari; tante chiacchiere sul fatto che quei magistrati erano del tutto estranei ad ogni disegno politico, ed ora eccoli a mettere la pasionaria delle manette in capo alla loro lista. La fifa del giustizialismo monopolizzato dal mancato inquisito, e noto spiritista, Prodi li spinge ad assumere una giustizialista priva d’inutili pudori.
Mentre scrivo penso: mi quereleranno? Si può dire che il candidato Paciotti ci fa ridere d’orrore senza essere accusati di diffamare la magistratura italiana? E chi mi giudicherà, in caso: i colleghi giudici della Paciotti, od i suoi colleghi politici?
Così credo che l’unico modo di accogliere simili notizie senza pensar male della nostra democrazia sia quella di seppellirle con una risata. Tanto più che favoriscono la chiarezza, sembrano fatte apposta per essere spernacchiate in faccia alle anime belle che s’incaponiscono ad immaginare regolare e sana la giustizia italiana.