Giustizia

Rilevante, per giustizia e politica

Rilevante, per giustizia e politica

Alcuni pappagalli giustiazialisti ora parlano con calore, dal trespolo: la raccomandazione non è un reato. Prima, relativamente alla condotta del figlio di Di Pietro, ispirati dal padre stesso, s’affannavano a ripetere: non è penalmente rilevante. False entrambe le cose. Raccomandando una persona, od una ditta, si possono commettere vari reati: se si ha un potere preponderante sul soggetto cui ci si raccomanda può esserci concussione, intimidazione o induzione all’illecito; se quello sta ad ascoltare perché conta sul fatto che ci sdebiteremo è corruzione; se mi rivolgo al membro di una commissione può esserci turbativa d’asta o del concorso. E così via. In quanto al “penalmente rilevante”, lo era al punto che è arrivato un avviso di garanzia. Però: né che un reato possa teoricamente esistere, né che una procura s’interessi ad una condotta, significano che l’indagato sia colpevole di qualche cosa. Egli resta puro come un giglio, fintanto che un tribunale non lo condanni.
Quindi, non mi permetterei mai di attaccare l’onorevole Di Pietro sulla base d’inchieste giudiziarie, bastandomi ed avanzandomi il dissenso politico. Ma al citato parlamentare devo contestare la più totale e plateale incoerenza. I suoi canoni di un tempo, oggi lo condannerebbero a lasciare la scena politica, perché un padre deve pur sapere cosa fa un figlio, non si candida gente che ha scheletri nell’armadio, il processo pubblico si fa nelle piazze ed il sospetto è l’anticamera della verità. Tutte cose che lui sostenne e lo sostennero, con volenterosi partecipanti all’inciviltà. La pensavo e la penso all’opposto, pertanto spero sia che Di Pietro resti un protagonista politico, in modo da potere lealmente contestare quel che pensa (e storpia dicendolo), sia che la giustizia sia celere ed i colpevoli vadano in galera, restituendo l’onore agli innocenti.
Seguendo la sua dottrina, invece, lo stesso Di Pietro contribuì a distruggere i partiti politici italiani ed a creare quelli d’oggi, che non hanno storia, spesso neanche sostanza, ma sono la sola somma del leader più la cassa. Egli ha ben colto l’occasione, ma mi permetta di considerare ridicolo che la democrazia interna ad un partito possa essere promossa da chi ne è proprietario, capo e detentore dei quattrini. Vale per tutti, naturalmente.

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