Giustizia

Rognoni, il garante

Rognoni, il garante

Virginio Rognoni ha generosamente deciso di chiarire a tutti, anche a chi non vuol vedere e capire, quanto sia fasullo il Consiglio Superiore della Magistratura. Organo di rilievo costituzionale, ipoteticamente destinato all’autogoverno dei magistrati, è, da molti anni, una succursale politica che tenta

di sostituirsi ora ai partiti, ora al Parlamento, ora al governo. La sinistra lo tiene saldamente in pugno, destinandovi alla presidenza effettiva propri reperti archeologici, ruderi della politica che hanno in comune una perpetua e mai smentita appartenenza alla sinistra democristiana, o alla sinistra in genere, e un ossequio acritico al corporativismo togato. La presidenza nominale spetta all’inquilino del Qurinale, dove, dopo Cossiga, nessuno ha avuto la forza, il coraggio e la volontà di opporsi al deragliamento costituzionale.
A tale profilo risponde l’attuale vice presidente, Nicola Mancino. Così come rispondeva, in identica funzione, il suo predecessore, Virginio Rognoni. Uomini di parte inopinatamente destinati ad organismi di garanzia. Uomini sempre, immancabilmente della stessa parte. Non si leggano queste parole interpretandole come l’ennesimo siparietto della polemica fra le fazioni. Hanno un significato assai più pesante ed indicano la distruzione del Csm, il suo degradarsi ad arma impropria della politica, il suo assistere inutile, inerte e complice al disfacimento della giustizia. Si dirà: ma questi sono uomini con esperienza di governo, statisti che, maturata la tarda età, si prestano alle istituzioni non politicizzate. Balle, sapete dov’è, oggi, il signor Rognoni? E’ il garante delle primarie nell’ancora non nato Partito Democratico.
Non stupisce e non colpisce la sua condotta, che al Csm aveva già dato ampia prova di parzialità, ma è incredibile e scandaloso che nessuno, a sinistra, abbia detto: no, tra tante mummie troviamoci un altro garante, che tanto è anche inutile, non mettiamo alla luce del sole una tale follia. Invece nessuno ha fiatato, segno che il senso delle istituzioni s’è imbastardito e perso al punto da confondere le menti e squagliare le moralità. Segno che l’arroganza del potere, mal preso e mal gestito, annebbia fino a non capire che se a fare i garanti si mandano galoppini blasonati si screditano le istituzioni.

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