Giustizia

Scaramella e la giustizia

Scaramella e la giustizia

In un solo giorno Mario Scaramella torna, credo proprio senza volerlo, ad essere il simbolo della giustizia sbilenca e malsana. Deve questo non invidiabile primato a due giudici dell’indagine preliminare, ovvero a due persone neanche lontanamente preposte a discutere della sua innocenza o colpevolezza.

Nel primo caso si tratta di un gip milanese, che vistosi travolto dalle polemiche sulle intercettazioni pubblicate dai giornali, ha voluto far osservare ai presidenti delle Camere che nessuno aprì bocca, nessuno protestò quando le parole private di un parlamentare, Paolo Guzzanti, finirono sui giornali in quanto rivolte ad un intercettato, Mario Scaramella. Il gip sbaglia due volte. La prima perché il suo assunto è radicalmente falso, visto che Guzzanti protestò ed io scrissi, in quello come in altri casi, che la pubblicazione era barbarie. La seconda perché la giustizia è tale non se spinta dalle proteste o dai moti di piazza, ma se fedele al dettato delle leggi ed al rispetto del diritto e dei diritti dei singoli. Anzi, l’argomento del gip potrebbe e dovrebbe essere capovolto: ove mai nessuno protesti per la violazione di un diritto, a maggior ragione deve imporsi l’autorità giudiziaria.
Purtroppo quel gip, come molti in Italia, considera udibili solo le voci che vengono da un certo ambiente e civili solo le coscienze che s’indignano per riflesso condizionato, e, in questo caso, ha ragione ad evidenziare l’incoerenza in cui sono tutti incorsi. Ma, appunto, l’Italia non è solo quella e per una persona di legge non dovrebbe essere poi così difficile ricordare che siamo tutti uguali.
Il secondo caso riguarda Scaramella in modo diretto: è stato nuovamente arrestato, nel mentre si trovava in carcere. E’ stato arrestato la prima volta la vigilia di Natale e fra pochi giorni sarebbero scaduti i termini della custodia cautelare (che sono già troppo lunghi e che mai dovrebbero raggiungersi senza fondatissimi, urgentissimi e dimostratissimi motivi). Nei mesi passati sono filtrate notizie dal carcere, secondo le quali il detenuto che la Costituzione c’impone di considerare innocente non era più in grado di reggere e si diceva pronto a firmare qualsiasi dichiarazione pur di tornare a casa. Non so se sia vero, so però per certo che questo sistema della carcerazione preventiva a scopo di confessione è inciviltà allo stato puro. Ora che il ritorno a casa s’avvicinava un altro gip, questa volta romano, ritiene di doverlo riarrestare, azzerando i termini della carcerazione preventiva con il trucco di riferirsi ad altra indagine. Ed anche questa è barbarie. Con questo sistema si demolisce non solo il diritto, ma anche il semplice principio dell’habeas corpus, che risale al 1679.
Del merito delle inchieste non so nulla e nulla voglio sapere. Non mi fido delle veline che gli indagatori allungano a giornalisti lecchini, e ricordo che, per legge (PER LEGGE), neanche i giudici del futuro processo dovrebbero saperne nulla. Può darsi che Scaramella sia il peggiore dei briganti, ma questo deve dirlo un tribunale, nei tre gradi di giudizio, e con l’imputato messo nelle migliori condizioni per difendersi. Fuori da questo territorio c’è il luogo dove ci troviamo: la palta.

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