Giustizia

Scontare le indagini e non la pena

Scontare le indagini e non la pena

E’ stato eseguito un ordine di custodia cautelare per 16 ultras accusati di avere organizzato i disordini che portarono alla sospensione della partita Roma-Lazio, lo scorso 21 marzo. Scrive il magistrato Carlo Nordio, sul Messaggero: “la carcerazione preventiva è sempre una scelta opinabile e dolorosa”, e sono totalmente d’accordo con lui.

Ed aggiunge che in questo caso: “è assistita da una forte presunzione di legalità: perché si fonda sulle prove dirette delle riprese audiovisive”.

E qui condivido meno, anzi, per nulla.

A parte il concetto di “presunta legalità”, irritualmente applicato ad un atto del giudice (ma deve trattarsi di un lapsus), è proprio l’esistenza, eventuale, di elementi oggettivi ed inconfutabili, come le registrazioni televisivi, a rendere anacronistica la custodia cautelare. Se effettivamente quegli elementi esistono ed hanno la consistenza di prove (cosa che solo un processo può dire ed accertare), che si prendano i 16, li si porti immediatamente a giudizio e li si condanni. Quand’è che impareremo a mandare la gente in galera da colpevole, anziché da presunti innocenti; quand’è che avremo una giustizia che commina condanne da scontare, anziché far scontare le indagini?

Se le prove sono veramente tali gli indagati non possono inquinarle; nessuno di loro si accingeva a fuggire all’estero; la reiterazione del reato, a campionato concluso, è un’ipotesi poco realistica (e, comunque, per scongiurare la qale è sufficiente proibire l’ingresso allo stadio).

La violenza negli stadi va combattuta, non c’è dubbio, ma, anche in questo caso, il compito della giustizia è accertare responsabilità personali e, ove esistano, infiggere le pene previste. Tutto il resto è mala-vita.

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