Ha un che di apparentemente ragionevole la tesi del ministro della Giustizia, onorevole Fassino, secondo la quale viene “prima la sicurezza dei cittadini, poi le garanzie per gli imputati”. Peccato che ragionevole non lo sia affatto. Perché mai la sicurezza dei cittadini dovrebbe aumentare all’aumentare dei cittadini ingiustamente detenuti?
Forse Fassino voleva dire che la sicurezza dei cittadini deve venire prima dei benefici concessi ai colpevoli, ed in questo caso non potremmo che essere d’accordo. Si pensi al caso del giovane camorrista che ammazza un ragazzino, viene arrestato e poi scarcerato, quindi partecipa ad un altro attentato ed ammazza una bambina. E’ roba dell’altro mondo! Ma ciò che dovrebbe far riflettere Fassino, ciò su cui dovrebbe impegnare il suo lavoro, è che quel giovane camorrista è ancora un cittadino non condannato né per l’uno né per l’altro omicidio (e per quanti altri avrà commesso). La giustizia italiana è ridotta ad un tale schifo che può capitare di essere scarcerato per decorrenza dei termini, cioè per non essere stato processato in tempo, anche al killer di un bambino.
Ora, per darsi una patina di burbera severità la sinistra dice che si deve essere inclementi con i colpevoli e si devono far scontare le pene. Evviva, il trionfo dell’ovvietà è sempre una sana conquista democratica. Il punto è, però, che la giustizia non riesce a dirci in tempi ragionevoli chi è colpevole e chi no. Ed è una tesi davvero infantile quella secondo la quale i tempi lunghi della giustizia sono tali a causa delle garanzie di cui si giova l’indagato prima e l’imputato poi. Questa è una balla ripetuta mille volte, ma che nessuno è in grado di dimostrare. La giustizia ha tempi lunghi perché non funziona, perché lavora poco e male. E chi non volesse crederci è pregato di mettere piede in un Tribunale, per prenderne immediatamente atto.
Il ragionamento di Fassino, quindi deve essere ribaltato. Già, perché i tempi lunghi della giustizia italiana sono una benedizione per i colpevoli ed una maledizione per gli innocenti. La sicurezza del cittadino sarebbe assai più tutelata se le garanzie agli imputati aumentassero anziché diminuire, e la prima garanzia è quella di rispettare il suo diritto ad un processo equo e celere.
Su questo fronte, invece, le cose peggiorano anziché migliorare. Con il risultato che l’Italia viene sempre più condannata dalla Corte di Strasburgo, ed il ministro della giustizia rilascia dichiarazioni sempre più arcigne e sempre meno ragionevoli.