Non è neanche finanza creativa, è fantasia perversa quella che spinge un magistrato, naturalmente ai vertici della magistratura associata, naturalmente con incarichi ministeriali e quasi naturalmente iscritto a magistratura democratica, ad immaginare che per procurare soldi alla giustizia si possano sponsorizzare i tribunali.
E’ una boiata che non meriterebbe commentare, se non fosse che la malsana pensata nasce dall’idea che la giustizia italiana abbia bisogno di più soldi. Invece è vero il contrario: costa già troppo, i soldi bisogna toglierceli, non metterne di più.
Abbiamo la giustizia peggiore d’Europa, fra poco ci prendono a calci nel Consiglio d’Europa a causa della nostra inciviltà giuridica e del continuo calpestio cui sottoponiamo l’articolo sei della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Ma abbiamo anche la giustizia più costosa, abbiamo più magistrati per abitante. Basterebbero questi pochi dati per sapere, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il nostro problema non è quello di reperire risorse, bensì quello di riformare tutta intera una giustizia che fa sempre più schifo. Al contrario, invece, continuando a pompare denaro non faremo che consolidare l’inefficienza, perpetuare l’ingiustizia, drogare gli organici e comportarci in coerenza con l’abominevole idea che la giustizia sia un servizio reso alle toghe e non ai cittadini.
Il magistrato in questione, Claudio Castelli, è il direttore dell’organizzazione del ministero della giustizia. Ecco, cominciamo da qui: perché l’organizzazione della giustizia deve essere in mano a dei magistrati? Lo sfascio è evidente, il fallimento di questo schema incontestabile, ma i magistrati che fanno di tutto tranne che i magistrati continuano a crescere, in numero ed in potere. Perché non affidare la gestione a gente che abbia competenza specifica? Sarebbe un modo serio sia di affrontare i problemi di malfunzionamento sia di sottrarre una funzione vitale della Repubblica alla spartizione correntizia della magistratura politicizzata.
Invece niente. Invece ci tocca leggere di associazioni di magistrati che si fanno ricevere dal governo per parlare dei loro stipendi, delle loro correnti che sono contrarie a qualsiasi riforma tocchi i loro privilegi di casta, e di soggetti fantasiosi che vogliono far sponsorizzare i tribunali. Con un vantaggio, indubbio: dato che fra un’udienza e l’altra del medesimo processo passano mesi, hai voglia a fare pubblicità, spot, promozioni ed anche, perché no, apposite aulavendite. Senza contare la meravigliosa concorrenza al momento delle gare d’appalto, ove alla convenienza delle diverse offerte economiche si affiancherà anche la succosità della sponsorizzazione. Il tutto ad esclusivo giudizio della solita casta togata.
La giustizia italiana annegava già nell’inefficienza, non era il caso di farle bere anche qualche litro di ridicolo.