Giustizia

Stato ricattatore

Stato ricattatore

E’ giusto che si porti, come chiedono alcuni parlamentari, il tetto del risarcimento, per denegata giustizia, da 516 mila euro a due milioni, ma sarà bene essere consapevoli di qual è la realtà. Al tetto si giunge solo in casi particolari, quando ci sono anni di detenzione ingiustamente patiti, mentre alle altre vite devastate si offrono solo degli spiccioli. Parlo per esperienza personale, visto che ho fatto causa allo Stato due volte e due volte ho vinto, ricevendo a titolo di risarcimento, però, delle cifre che è generoso definire simboliche.
Sono convinto che praticamente tutti gli italiani trascinati in giudizio, o anche semplicemente indagati senza che mai si giunga ad un processo, sono vittime di denegata giustizia, perché lo Stato ruba loro una quantità incivile di tempo e denaro, senza poi chiedere neanche scusa. Lasciamo da parte lo sciacallaggio giornalistico, che fa da funebre condimento alla morte della giustizia. Alla fine la legge ti riconosce il diritto di far causa, e sostiene che nel giro di pochi mesi ti farà sapere se ne hai diritto. Invece capita che anche questa causa duri anni, fino a giungere a cose grottesche come l’ultima che ho vissuto: la corte d’appello mi da ragione il 19 novembre del 2007, ed il relativo decreto è pubblicato (quindi comunicato all’interessato) l’8 maggio dell’anno successivo. Da lì al pagamento, passerà ancora molto tempo. Non crediate, a questo punto, che stia scrivendo per fatto personale, solo per esperienza, giacché so che questa è la regola.
La cifra è ridicola e si dovrebbe contestarla davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma per farlo la legge prevede che siano prima esperite tutte le vie nazionali, il che significa che dovrei far ricorso in Cassazione, salvo il fatto che questo significa perdere altri anni ed una quantità di denaro decupla rispetto al risarcimento. Ecco perché sostengo che il mio Stato mi sta ricattando, ed approfitta della propria incapacità per difendersi da chi lo denuncia. Questa è la situazione.
C’è poco da aggiungere, se non che gli onorevoli parlamentari dovrebbero avere la compiacenza di informarsi e cercare di capire di cosa stanno parlando.

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