Giustizia

Supererrore

Supererrore

Ogni volta che democrazia e stato di diritto finiscono nel mirino del terrorismo, di qualsiasi matrice, si deve essere pronti a far crescere la sicurezza, esercitare la prevenzione, fare in modo di colpire prima d’essere colpiti. Lo scriveva ieri Maurizio Belpietro. Non tutti gli attacchi, però, sono uguali. Oggi dobbiamo misurarci con il terrorismo generato dal fondamentalismo islamico. Abbiamo il dovere di mantenere vigile la capacità di capire e distinguere, ma anche quella di operare. In tal senso ritengo che la super-procura antiterrorismo sarebbe un errore.

Il ministro della giustizia, Andrea Orlando, è favorevole, sebbene in un frullato di ipotesi e tentennamenti. Stefano Dambruoso, magistrato e parlamentare della maggioranza (Scelta civica), ne ha fatto un disegno di legge. Vedremo quanto sia rivelatrice questa sua posizione. Ma è un errore da cui discendono collane di problemi irrisolvibili, compreso l’isolamento dell’Italia. Per far fronte al terrorismo islamico non serve consegnare altri poteri alla giustizia.

I fatti di Parigi dimostrano la necessità di maggiore integrazione europea nelle politiche per la sicurezza. Il che comporta collaborazione fra i servizi di sicurezza e informazione, che da nessuna parte sono in mano alla magistratura. Per ottenere questo risultato è necessaria anche maggiore omogeneità in politica estera, perché è evidente che se qualcuno si mette a flirtare con i fondamentalisti, per ottenere qualche vantaggio geostrategico, o petrolifero, non può poi pensare che gli altri siano disposti ad aiutarlo. Ma questa è faccenda politica generale. Veniamo alla super-procura.

L’attività di prevenzione e sicurezza deve essere gestita da chi può valutare la pericolosità delle informazioni che raccoglie e modulare l’intervento. E’ poco saggio che sia nelle mani di magistrati che, per legge (sbagliata, ma c’è e non la vogliono cambiare), sono tenuti all’obbligatorietà dell’azione penale. Quale mai servizio segreto straniero sarebbe disposto a collaborare con chi è tenuto a portare quelle informazioni in un processo? C’è di più, lo sostenemmo a proposito delle nostre faccende interne, vale maggiormente sul fronte del terrorismo: le intercettazioni telefoniche devono essere utilizzate liberamente e anche massicciamente, sono disposto a far ascoltare tutto quel che dico, purché si ascolti chi organizza attentati e lo si blocchi, ma questo presuppone che nessuna cosa detta al telefono sia in sé prova di reato, ma solo elemento d’indagine e, se necessario, d’intervento. Per la stessa ragione di cui sopra questo potere non può essere dato a una procura, né super né normal, perché ci si riduce dove siamo ridotti: indagini che si limitano a intercettazioni, finalizzate non a prevenire, ma a trascinare la gente in giudizio, salvo poi vedersela assolta perché la prova non è una prova.

Ancora oltre: nel momento in cui ci accingiamo, su tutto il continente, a stringere la cinghia della sicurezza, con ciò, inevitabilmente, intaccando anche le libertà individuali (ne abbiamo già fatto esperienza in passato e lo vediamo ogni volta che prendiamo un aereo), è necessario che al cittadino e alla collettività si forniscano garanzie che evitino gli abusi. Tale garanzia è la giustizia. Che non può funzionare se il potere d’intrusione è nelle stesse mani di chi dovrebbe difendermene.

L’onorevole Dambruoso mi scuserà, ma egli ne è una dimostrazione fisica: magistrato, dirigente al ministero della giustizia, poi in procura, quindi vari incarichi, ora in aspettativa e parlamentare, domani tornerà giudice, la stessa persona accusa, giudica, amministra e legifera. Ovvio che non può funzionare. Ovvio anche che non lo fa contemporaneamente, ma l’asincronia non è una garanzia.

Mi si potrebbe rispondere: la super-procura serve a coordinare l’azione giudiziaria, mica sostituisce servizi segreti e forze di sicurezza. Sbagliato anche questo. Primo, perché sventuratamente le indagini furono messe nelle mani delle procure (che belli i libri di Maigret, dove il poliziotto lavora in proprio e ha il procuratore che gli rompe l’anima!), che le dominano. Secondo, perché se si tratta di accusare per portare in giudizio, essendo personale la responsabilità penale, non si vede perché serva concentrarne il potere, dato che mai ci saranno tribunali speciali (incostituzionali). Il terrorismo internazionale non è mica la mafia, ove occorre non spezzettare indagini comunque esclusivamente nazionali, qui serve intrusione preventiva e coordinamento internazionale. Se ci mettiamo il signor giudice restiamo da soli, con tutte le telefonate che vanno a processo e con le indagini che intralciano, quando non direttamente aggrediscono, i servizi segreti.

Pubblicato da Libero

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