Giustizia

Tempo scaduto

Tempo scaduto

Guardate il clima che il lodo reiterato, e la reiterata (oltre che contraddittoria) bocciatura costituzionale crea. Ricordate gli scontri al calor bianco per le riformette, dalle rogatorie alle ricusazioni. Mettete nel conto quanto sono costate, in termini di polemiche, consensi e tempo perso. Ebbene, con la metà di questi clamori, in un decimo del tempo e con risultati cento volte migliori, si sarebbe potuta fare una riforma seria e radicale della giustizia. Se anziché inseguire i singoli processi si fosse inquadrato il problema complessivo, se anziché rivolgersi alle corporazioni, cercandone il consenso, ci si fosse rivolti agli italiani che pagano la peggiore giustizia d’Europa, la più degradata del mondo civile, oggi godremmo i risultati di una stagione riformista, anziché inzaccherarci nei fanghi della costanza paludosa.

La sentenza costituzionale è solo un dettaglio, sebbene sia noto che è la goccia a far traboccare il vaso. Non è la peggiore, uscita da quel consesso, giacché sarà difficile battere l’arroganza giustizialista che portò alla bocciatura della così detta “legge Pecorella”, quella che, giustamente, prevedeva l’impossibilità di trascinare ancora il giudizio contro un cittadino che, per quel particolare fatto, fosse già stato assolto. Allora mi colpì non solo e non tanto la politicizzazione della Corte Costituzionale, quando la viltà e l’insipienza della cultura giuridica, pronta a rimpiattarsi nella prosa opaca di chi non ha il coraggio neanche della propria paura. Non mi piacciono le tifoserie politiche, ma ripugnano i mercenari intellettuali. In questi giorni se ne sono viste a frotte.

Mesi fa scrissi, su questo giornale, che il lodo Alfano sarebbe stato bocciato e che i tentativi di blandizia e mediazione erano tempo perso. Ne ero convinto, per due ragioni: a. il lodo era fatto male; b. la Corte Costituzionale è gravemente degradata, come documentammo denunciando l’uso incostituzionale di nominare presidenti tutti quelli che tolgono in fretta il disturbo e guadagnano la pensione. Mi risposte il presidente dell’epoca, cui replicammo che sosteneva sciocchezze. Ma il mondo politico dov’era? Quelli che oggi lamentano la politicizzazione, che facevano? Quando ci si mostra accondiscendenti verso il malcostume (e quello della Corte è un malcostume scandaloso) non si conquistano benemerenze e sconti, ma ci si mette in posizione prona. Il resto segue.

La chiarezza delle posizioni non deve essere vista come una forma di aggressività polemica, perché è vero il contrario: la mediazione oltre i limiti del ragionevole serve solo a rendere eterne le polemiche. E’ un errore battibeccare in continuazione, avvalorando l’idea che una parte politica ce l’abbia con la magistratura. Meglio tacere e riformare. Se scontro deve essere, e lo sarà, considerata la grettezza corporativa di certe toghe, che almeno porti un beneficio a tutti. Se ci si ferma a metà dell’opera, invece, si dà sempre l’impressione che, sotto sotto, si stia trattando per gli affari propri. In questi giorni, in questa che ho chiamato la “settimana giudiziaria”, se ne vedono i risultati.

Ora, sia chiaro, c’è davanti o la resa o il conflitto. Tirare a campare è una resa, in attesa delle altre mazzate. Il conflitto, però, può essere interpretato in due modi: come ripresa, immediata e brusca, dell’opera riformista, abbandonando le mezze misure e passando alle cose serie, come la separazione delle carriere; oppure il trascinare tutto sul fronte elettorale, evidentemente convinti che questa legislatura ha perso la capacità d’essere utile, e, anzi, rischia di diventare pericolosa. Preferisco la prima cosa, ma è evidente che se la maggioranza perde compattezza (come in queste ultime settimane è accaduto) prevarrà la seconda. Il lavacro elettorale, però, non è di per sé risolutivo, giacché la vera prova del fuoco si ha sulla capacità e volontà di cambiare profondamente le cose. Fin qui sono mancate.
L’Italia ha cancellato in modo illegittimo i partiti della prima Repubblica, assestandosi poi in un sistema litigioso ed inconcludente. Le anomalie si sono ingigantite. Pensare, nuovamente, di chiudere una partita con l’arma giudiziaria è una follia. Capace di scassare quel che resta della democrazia e dello Stato di diritto. C’è, a sinistra, qualcuno in grado di capirlo? Fin qui non s’è visto, o ha parlato sottovoce. Il tempo sta scadendo, mentre la politica è già scaduta.

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