Siamo proprio degli ingrati, a lamentarci per quel che combina il governo Amato. Ma dove lo troviamo un altro governo con altrettanto sprezzo del ridicolo? Il consiglio dei ministri di venerdì scorso è un capolavoro, una perla rara. Da una parte si pretende di intervenire sull’universo carcerario, mostrando di avere compreso in quali incivili condizioni si trova; dall’altra si vara un disegno di legge che proibisce di fumare in carcere, a meno che il detenuto non sia in cella da solo o non si trovi in “spazi appositi”. Roba che prima vien voglia di ridere e, poi, di tirare quattro schiaffi.
Il fumo, in carcere, è ossessivo. Così come è ossessivo il rito del caffè. La sigaretta ed il caffè vengono offerti al nuovo arrivato (il quale può anche rifiutare) come primo segno di solidarietà ed accoglienza. Non occorre esserci stati (anche se aiuta), basterebbe avere il buon senso di leggere le centinaia di testimonianze che di quell’universo disponiamo.
Per avere una cella singola si deve essere previdenti: o ci si iscrive alle Brigate Rosse o si provvedere ad usare violenza contro un bambino. Per il resto si sta in celle con numerosi altri compagni: circa il triplo di quello che la legge, il buon senso e l’igiene prescrivono. Domanderà il profano: ed in isolamento? L’isolamento non significa che si sta da soli, significa solo che si sta con dieci altre persone che sono sospettate (quindi costituzionalmente innocenti, mai condannate) di avere commesso reati diversi dai tuoi, senza televisione, chiusi in una topaia per ventitré ore e trenta minuti al giorno. Solo trenta minuti d’aria, il che viola ogni legge. Ho personalmente presentato una denuncia scritta, ma l’obbligatorietà dell’azione penale vale solo quando pare a lor procuratori.
Le sigarette fanno male, certo, come no. Fa male anche l’AIDS, non credete? Eppure in quelle celle sovraffollate vengono gettati sieropositivi in crisi d’astinenza, i quali possono contare solo sulla solidarietà dei loro compagni di sventura, senza nessunissima assistenza medica. I compagni, del resto, non possono contare né su guanti né su alcool per disinfettare le piaghe e le vomitate. Ho personalmente presentato una denuncia scritta, ma l’obbligatorietà dell’azione penale vale solo quando pare a lor procuratori.
Le sigarette fanno male, eccome, ma gli psicofarmaci sono peggiori. Quelli fanno molto male, molto. A meno che, naturalmente, non siano necessari. Chi lo stabilisce? Il medico. Il medico, in carcere, ti visita con un disinteresse totale. I cartomanti, al confronto, sono dei premi Nobel. Praticamente vai a chiedergli quello che vuoi. Così, la sera, passa il carrello delle droghe, ed uno spacciatore autorizzato le consegna a chi, rincoglionendosi, placa i propri fantasmi. Ho personalmente presentato una denuncia scritta, ma l’obbligatorietà dell’azione penale vale solo quando pare a lor procuratori.
Il vitto che passa la casa farebbe venire la dissenteria e nessuno lo prende (con l’eccezione di qualche extracomunitario). I detenuti cucinano da soli, con fornelli a gas, tipo campeggio, che, per la quantità di tempo in cui restano accesi (si ricordi il rito del caffè) e per gli ambienti ristretti in cui operano, sono delle autentiche bombe. Ogni tanto si incontra un detenuto fasciato come una mummia, e solo i pivelli domandano cosa è accaduto, gli altri lo sanno: è esploso il fornelletto. Tutto questo rende quanto meno sospetta l’enorme somma di denaro che quotidianamente viene spesa per dar da mangiare a detenuti che mangiano altra roba, comperata a loro spese. Ho personalmente presentato una denuncia scritta, ma l’obbligatorietà dell’azione penale vale solo quando pare a lor procuratori.
Ma, adesso, è arrivato il Veronesi. Quello si che mette le cose a posto. Adesso c’è il Fassino, quello si che se ne intende. Basta, prendiamoci cura di questi detenuti, rispettiamo la loro salute, proibiamogli di fumare. Mica male il programma di questi espertissimi ed imbattibili venditori di fumo.