Povera Costituzione. Chi, come noi, la ama e ne riconosce i grandi meriti nell’avere accompagnato l’Italia nella ricostruzione e nella ricchezza, attraverso gli anni del terrorismo, da tempo ne reclama la profonda riscrittura. Chi la idolatra, definendola la più bella del mondo, non solo si diletta a scassarla (micidiale il costosissimo colpo di maglio, inferto dalla sinistra con la riforma del Titolo quinto, 2001), ma ora vuol cambiarla radicalmente, mal sopportando che anche solo se ne discuta. E, del resto, che altro ci si poteva aspettare, visto che la Costituzione è stata calpestata da quella Corte costituzionale che dovrebbe presidiarne il rispetto?
Della Corte si elegge ora il trentanovesimo presidente. Posto che è stata istituita nel 1955 (era prevista nella Costituzione, già il primo gennaio 1948, ma si tardò a farla nascere, anche perché i comunisti ne diffidavano assai, ignari che i loro figli l’avrebbero adorata), e che tenne la prima udienza nel 1956, posto, quindi, che ha 58 anni, e considerato che un presidente (riforma del 1967) dovrebbe restare in carica tre anni (art. 135, quinto comma), rieleggibile una sola volta, ne deriva che, a oggi, i presidenti sarebbero dovuti essere al massimo 19. Invece siamo a quota 39. No, il cordoglio non serve. Non sono morti nel corso della presidenza, sono stati eletti in violazione della Costituzione.
Il criterio, immondo, invalso da anni, consiste nell’eleggere presidente il più anziano per nomina. Così va via prima e consente a un altro di prendere il suo posto. Un modo per essere tutti presidenti e sopravvivere da emeriti. Su tale criterio, disgustoso, s’è ripetutamente raccolta l’unanimità, o quasi, dei componenti. Solo sporadici renitenti all’incostituzionalità. Seguendolo, ora si dovrebbe scegliere fra Sabino Cassese e Giuseppe Tesauro, che giurarono lo stesso giorno (9 novembre 2005). I corridoi della Consulta rendono noto che Cassese non è disponibile, sicché potrebbe toccare a Tesauro. Qualcuno commenta: non ha senso, perché scadrebbe il prossimo 9 novembre, quindi resterebbe in carica troppo poco, comprese le vacanze estive. Come se non ci fosse il precedente, imbarazzante, di Giovanni Maria Flick, eletto presidente il 14 novembre 2008 e decaduto il 18 febbraio successivo. Natale e capodanno compresi. Che non è neanche un record, perché Vincenzo Caianiello fu eletto il 9 settembre 1995 e decadde il 23 ottobre. Tanta brava gente dedita a tanto pessimi costumi.
Mettiamo che il rifiuto di Cassese trascini con sé il coevo Tesauro. Il successivo, in anzianità, sarebbe Paolo Maria Napolitano. Ha giurato il 10 luglio 2006, quindi decade fra meno di un anno, nel luglio del 2015. Anche lui fuori dal dettato costituzionale. Mettiamo, in una botta di estivo ottimismo, che alla Corte decidano di attenersi alla Carta, in tal caso passando all’anziano successivo: Giuseppe Frigo, che avendo giurato nell’ottobre del 2008 scadrà nell’ottobre del 2017. Tre anni. Ci siamo. Ed è qui che potrebbe avvenire la cosa curiosa. Frigo è il primo della lista in grado di conciliare il criterio dell’anzianità con il precetto della durata. Ma i corridoi della Corte mormorano che su di lui non ci sarebbe la maggioranza. Avendo esaurito le lacrime, la prendo come una battuta.
Ma come: avete fatto l’unanimità o la stragrande maggioranza nell’eleggere a raffica presidenti senza i requisiti costituzionali e non ne trovate una per attenervi alla Carta che dovreste far rispettare? Però lo capisco: Frigo non è (era) solo un avvocato di schietto garantismo, è anche un signore indicato dal centro destra. Che, diciamocelo, sono due bestemmie in un solo atto, in quell’ecclesia dell’inciucismo altolocato.
Questione di ore e sapremo come va a finire. Se eleggono il presidente balneare non fanno che ridurre la credibilità della Corte. Se lo eleggono a maggioranza politica, invece, ne rivelano la reale natura. Nel qual caso, però, avrei una proposta: eleggete Giuliano Amato. E’ l’ultimo dei nominati, sicché si ribalterebbe la vergogna dell’anzianità. E’ certamente il più politico. Viene da sinistra, quindi non è contaminato. Lo ha designato Giorgio Napolitano, al cui posto sarebbe dovuto andare. E’ giurista raffinato e negoziatore navigato. Eleggete lui, così sarà più chiaro il ruolo e il peso della Consulta. E, dettaglio non secondario, si metterà al riparo la costituzionalità del prossimo prelievo forzoso e notturno dai conti correnti degli italiani.
P.S. Hanno eletto Tesauro. La Vergogna continua.
Pubblicato da Libero