Giustizia

Via Rasella in Tribunale

Via Rasella in Tribunale

Non della legittimità dell’azione partigiana in via Rasella, ma della legittimità della decisione presa dal Gip romano, Maurizio Pacioni, secondo il quale non è da archiviare l’ipotesi che si sia trattato di una strage, e non di un atto di guerra, è utile parlare.

Su via Rasella, cosa volete dire? L’unica cosa sensata è la seguente : solo i fessi, ed i pazzi, possono pensare che la storia di un paese, lontanissima, lontana, recente e recentissima, la si possa scrivere nei Tribunali. Che qualcuno faccia finta di crederci, per convenienza, passi, ma che qualcun altro ci creda veramente, lo ripeto, è da fessi, o da pazzi. Quindi, sull’attentato di via Rasella, analizzato in un contesto tribunalizio, non dico nulla perché nulla c’è da dire.

Ma l’ingenuità di chi ancora crede nelle leggi, aggravata dall’ingenuità di credere ancora alla coerenza ed all’onorabilità delle persone, ha subito, a proposito della decisione del Gip romano, un nuovo, duro colpo.

Quando, infatti, il ministro degli affari Interni (colui il quale, tanto per non dimenticare, controlla la Polizia) ha affermato di trovare “assolutamente aberrante” l’ordinanza di non archiviazione, e, quindi, l’operato di un giudice, così come ha chiesto l’intervento del suo collega alla Giustizia, evocando, quindi, la necessità di un controllo politico sull’operato dei giudici, noi ci saremmo aspettati che, come un suol uomo, firme eminenti ed alti pensatori, che in questi anni non ci hanno risparmiato neanche un loro sospiro, si sarebbero levati a dire : No, signor ministro, lei non si deve permettere di offendere il lavoro di un giudice, e respingiamo, con sdegno, questa sua pretesa di condizionarne l’opera. Si lasci lavorare la magistratura -ci saremmo aspettati di sentir dire- e si abbia fiducia sull’esito del procedimento.

Ed invece niente, da Galante Garrone a Giorgio Bocca, dal mite giacobino al mite secondino, tutti a fare l’esatto contrario, tutti ad attaccare il Gip romano. Il quale, per supremo vezzo di anticonformismo (almeno fino ad ora) se ne sta zitto, e non sbrodola di interviste i giornali, non minaccia il suicidio temendo di essere delegittimato. Insomma, non fa nulla di quelle cose (contro la legge) che piacciono tanto al mite giacobino ed al mite secondino. I quali, oggi, si comportano esattamente come quelli che ieri, con veemenza, condannarono, in quanto si permettevano di dubitare della sacralità, ed intrinseca verità, di ogni e qualsiasi decisione presa da un magistrato, possibilmente inquirente.

Ecco, lasciando in pace la storia (che è una cosa seria), questa mi pare la cosa da doversi sottolineare. In questo paese di buontemponi, due eroi della logorrea, il mite giacobino ed il mite secondino, ci hanno dato un bel chiarimento : essi (come tanti altri, loro guide ed emuli) credono nella giustizia solo se è politica e, naturalmente, se a loro politicamente gradita. Grazie, anche se, per essere sinceri, noi non ne dubitavamo.

Giorgio Bocca ha anche detto che, a seguito della decisione di Maurizio Pacioni, sarebbe espatriato. Per un attimo, insomma, ci ha dato l’unica buona ragione al mondo per plaudire ad una così scriteriata decisione. Ma non fatevi illusioni, Bocca resta. Resta per condurre le prossime, coraggiose ed originali battaglie.

Questi maestri di mitezza dicono di richiamarsi alla scuola politica dell’azionismo. Mettiamola così : essi hanno un’idea dell’azionismo che è simile a quella che Pacioni ha della storia.

Intanto Napolitano potrebbe fare avere una copia delle sue dichiarazioni a Folena. Sai che risate. E Violante potrebbe provare a ragionare sul fatto che se la magistratura, come egli dice, non può permettersi di processare i fondatori della Repubblica, non ci vuol molto a dedurne che la magistratura non può mai processare i rappresentanti del potere politico. E ciò in virtù del noto princio legittimante della politica (il consenso, o la forza) che è ben diverso dal princio legittimante della umana giustizia.

Insomma, come vedete, fra gli sbandieratori del giustizialismo italico, si fa fatica a trovarne uno che abbia un’approssimativa idea di cosa sia il diritto.

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