Idee e memoria

Abbado, l’ignorante cubano

Claudio Abbado interviene a proposito di Cuba ed inanella una serie impressionante di castronerie. Non d’opinioni da me non condivise, no, di castronerie. Peccato, si spera sempre che la frequentazione della cultura, e quella musicale è certamente cultura, renda capaci di leggere senza pregiudizi le cose del mondo, ma, talora, ed in questo caso sicuramente, si resta delusi.

L’antefatto è un appello, firmato da molti prestigiosi signori, fra i quali Abbado, con il quale si chiede di non legittimare “l’aggressione anticubana da parte dell’amministrazione Bush”. Fin qui si esprime un sentimento antiamericano, che non condivido, ma che è pur sempre legittimo. In fondo gli Usa mantengono, nei confronti di Cuba, un embargo che più che ingiusto è inutile. Nello stesso appello, però, si sostiene che a Cuba non esiste “un singolo caso di scomparsa, tortura o esecuzione extragiudiziaria”. Affermazione che ha creato un certo sconcerto, fortunatamente anche nella sinistra.

Che significa? Anche nell’Italia fascista gli Ernesto Rossi o i fratelli Rosselli, venivano trascinati in catene in virtù di sentenze del Tribunale Speciale, ma è assai difficile sostenere che quelle sentenze avessero qualche cosa a che vedere con la giustizia. Ai firmatari risulta che a Cuba ci sia giustizia? Uomini di cultura sono condannati a decenni di prigione solo per aver scritto romanzi e poesie. Basta, a far tacere la coscienza dei firmatari, il fatto che ci siano delle sentenze? Dei ragazzi che tentano di scappare da Cuba, che vogliono raggiungere il mondo libero, sono stati fucilati. E’ sufficiente dire che la condanna a morte è stata data non da Castro, ma da degli esecutori in toga, che se non lo avessero fatto sarebbero stati passati loro per le armi? Roba da matti!

Ed è talmente da matti che più d’uno se ne dice scandalizzato. Allora Abbado decide di rispondere, mettendo alla luce del sole l’ignoranza colorata d’ideologia.

Prima tesi: io, scrive, quando giro per il mondo cerco di vedere il lato positivo delle cose, non cerco “i lati negativi delle altre civiltà”. Ora, a parte il fatto che quella cubana non è un’altra civiltà, la pensavano come Abbado i viaggiatori che, durante il ventennio, non smettevano di estasiarsi con le meraviglie di Capri od il mandorlo in fiore nella valle dei templi. La pensavano come lui quanti s’inlanguidivano ai ritmi latini nel Brasile governato dai militari. Quanti esploravano la Grecia classica durante il regime dei colonnelli. Quanti andavano a gustare yogurt durante la dittatura di Ceausescu. E chi se ne frega se gli oppositori politici, gli intellettuali, gli uomini liberi se ne stavano in galera. Quel che conta è cogliere il lato positivo delle cose. Confesso di non avere mai letto, prima, una simile dichiarazione di miseria morale.

Seconda tesi: a Cuba non c’è analfabetismo e la ricerca scientifica, in campo medico, funziona bene. Quant’è bella l’ignoranza. Cuba era il Paese dell’America Latina più alfabetizzato e con le migliori università prima dell’insorgere della dittatura castrista. Già, all’orecchio delicato di Abbado stonerà sentirlo, ma questo era vero anche con Batista. Con una differenza: gli alfabetizzati di allora potevano scrivere e leggere riviste letterarie e politiche, in un clima di non totale, ma accettabile libertà di pensiero; gli alfabetizzati d’oggi non possono fare né l’una né l’altra cosa, altrimenti gli fanno un bel “regolare processo” e li sbattono in galera per venti anni.

Terza tesi: non è vero che le persone non possono circolare liberamente, tant’è che io, Abbado, ho portato con me degli orchestrali fino a Caracas. Santa ignoranza. E non viaggiavano, forse, i coristi dell’Armata Rossa, o i ballerini del Bolshoi, gli artisti del Circo di Mosca? Che ne deduce, il maestro, che l’Unione Sovietica era da considerarsi un Paese libero, ove la gente poteva entrare ed uscire? Lo racconti ai contadini che non potevano lasciare neanche la loro contrada, lo spieghi ai tedeschi orientali fucilati dai Vopos mentre cercavano di scavalcare il muro. Non gli punge vaghezza che la sua gita musicale non dimostra assolutamente un accidente?

Quarta tesi: noi, amici di Cuba, abbiamo portato colà corde e strumenti musicali, perché siamo buoni ed aiutiamo un Paese povero, mica lo attacchiamo. No, voi siete cattivi e nemici dei cubani, aiutandone il dittatore. Perché Cuba non è nemmeno un Paese povero, è solo un Paese depredato, ridotto in miseria da un pazzo che lanciava le campagne della canna da zucchero come Mussolini quelle del grano. Si liberi quel Paese dal giogo del dispotismo, violento ed assassino, e stia sicuro che sono perfettamente in grado di permettersi le corde.

Ma tutto a tutto questo è cieco, Claudio Abbado. E sospetto non abbia mai letto niente della migliore letteratura cubana, composta quasi integralmente da intellettuali costretti a fuggire. E’ cieco, il nostro ignorante con la bacchetta.

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