Idee e memoria

Augusto & Fidel

Ci sono due dittatori che stanno facendo a gara nel ritardare il passaggio all’altro mondo. Vincerà Castro, che è maestro assoluto nel durare immobilizzando il mondo, e si farà prima il funerale a Pinochet. Ciascuno dei due ha una storia per comprendere la quale è necessario tornare alla storia dei loro Paesi, all’epoca ed alle circostanze dei loro regimi.

Ciascuno dei due ha luci ed ombre, ma sono stati tutti e due dei massacratori degli oppositori, dei nemici della libertà, dei dittatori spietati. Il presto defunto Augusto restituì il suo Paese in condizioni economiche migliori di come lo aveva trovato, lasciando che la dittatura non finisse con la sua vita e vedendo sbocciare la democrazia. Il più lentamente morto Fidel ha affamato il suo popolo, ne ha distrutto ogni capacità produttiva, ne ha depresso la cultura ed ha negato ogni forma, anche elementare, di libertà. Ai loro funerali piangeranno solo gli affezionati cultori dell’orrido.

Ciò non toglie, però, che nella libera e democratica Italia è possibile dirsi ammiratori di Castro senza essere coperti dalle pernacchie, mentre dirsi ammiratori di Pinochet induce al sospetto di demenza, se non di neofascismo. Tale disparità di trattamento, che implica la continua opposizione verso il dittatore da tempo detronizzato e l’assenza di anche flebile protesta contro il carnefice ancora in azione, deriva dalla lettura ideologica dei fatti, anzi, meglio, dalla loro non lettura in omaggio al pregiudizio ideologico. I due diversi funerali saranno ancora la dimostrazione che gran parte della cultura italiana (ed europea) non si è liberata dalla gabbia della guerra fredda ed ancora ragiona secondo il principio per cui la carogna che mi è amica, o nemica del mio nemico, è, in fondo, una brava persona.

E’ vero che molti razzolano nell’orto dell’orrore perché non hanno avuto sufficiente cervello ed abbastanza cuore da rendersi conto del paraocchi che ancora indossano, ma è anche vero che molti altri in quell’orto sono cresciuti grazie ai soldi, agli aiuti ed all’organizzazione dei dittatori. Mi riferisco alla parte più consistente della cultura comunista, le cui colpe ancora pesano nella nostra vita politica, non appartengono affatto al passato, come dimostrano i nervi scoperti ogni volta che si parla di legami spionistici, affiliazioni incoffessabili e flussi finanziari non ancora chiariti. Ci torneremo, su queste cose, nel mentre ci apprestiamo a goderci i funerali.

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