Idee e memoria

Blair e Muccioli

Ho letto quel che Tony Blair è andato a dire al congresso del partito laburista. Davvero interessante, una lezione su come dovrebbe essere una sinistra seria e capace di governare. Quando ha affrontato il tema della droga ho riconosciuto le nostre proposte di venti anni fa.

“I tossicodipendenti ? ha detto il primo ministro ? dovranno riceve cure o essere incarcerati”. Ricevere cure, oppure finire in prigione. Il che vale a dire che l’uso di droga è comunque penalmente rilevante e perseguibile, ma anziché finire in carcere il tossicodipendente può essere aiutato a non essere più tale, a porre fine alla sua condizione di drogato. Con Vincenzo Muccioli abbiamo battuto tutte le piazze d’Italia per sostenere questa tesi (e San Patrignano, sotto la guida di Andrea, è ancora lì a sostenerla), abbiamo spiegato in tutti i modi che questo non voleva dire criminalizzare, ma dotarsi degli strumenti per potere aiutare. La sinistra italiana ci seguì con diffidenza, talora risucchiata dalla popolarità di Vincenzo, ma per loro restavamo quelli che “volevano mettere i drogati in galera”.

La prima proposta di legge che si muoveva in tal senso la scrivemmo e presentammo nel 1981. Portava la firma di Vittorio Olcese. La seconda fu elaborata con la Lenad, raccogliemmo migliaia di firme a sostegno e la presentammo nel 1984. Portava la firma di Gerolamo Pellicanò. Sono passati vent’anni, la piaga della droga non è stata certo sanata, ma di passi in avanti se ne sono fatti pochi, mentre qualcuno è stato fatto all’indietro.

L’accusa di volere sbattere i drogati in galera bruciava e brucia, perché era vero l’esatto contrario. Le carceri italiane sono piene zeppe di giovani drogati, ma che si trovano dietro le sbarre non in quanto drogati, ma in quanto ladri, scippatori, rapinatori, spacciatori e così via. Noi volevamo e vogliamo che a loro si possa offrire una via d’uscita. Ma dovemmo fare i conti con la sinistra dei luoghi comuni e delle frasi fatte, quella che sosteneva che le comunità erano istituzioni chiuse ed autoritarie. Dovemmo fare i conti anche con un certo mondo cattolico, per il quale la solidarietà si chiama carità e la carità è un monopolio della chiesa. Come sempre avviene, quando si saldano il conservatorismo cattolico e il conservatorismo di sinistra, il peggio è garantito.

Così, ancora oggi, i drogati se ne vanno in carcere e se chiedono un aiuto devono solo sperare che la loro voce sia udita da uno dei privati che non ha abbandonato il campo. Intanto, il leader della sinistra moderna e pragmatica, colui che, in Italia, era stato dipinto come l’amico e l’ispiratore della nuova sinistra nostrana, dice oggi quel che noi dicevamo venti anni fa. Speriamo che, nei prossimi venti anni, qualche leader della sinistra italiana trovi il tempo di leggerlo e la capacità di meditarci su.

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