Idee e memoria

Brusca in beneficenza

Ci sono cose che lasciano perplessi, e, fra queste, certamente il fatto che sia stato messo sul mercato un libro, di Saverio Lodato, edito dalla Mondadori, in cui si raccolgono i racconti e le storie che Giovanni Brusca ha deciso di farci conoscere. Stupisce non il fatto che si pubblichino le memorie di un mafioso, la quale cosa non solo è del tutto legittima, ma anche niente affatto nuova ed originale. Stupisce la premessa e gran parte del contenuto.

In premessa si legge: “Considerata l’attualità di alcuni argomenti affrontati nel libro, al fine di evitare interferenze con le indagini in corso, le autorità inquirenti – su richiesta dell’autore – hanno valutato il contenuto del volume consentendone la pubblicazione. Il libro infatti non interferisce in alcun modo con indagini in corso né con obblighi di segretezza”. Bene, è la prima volta che mi capita di leggere un libro le cui bozze sono state ufficialmente corrette presso la procura della Repubblica. Non è la prima volta, invece, che capita di leggere un autore che brama la censura preventiva, ma è la prima che lo scrive come se fosse un merito.

La cosa è strana assai, ma diviene ridicolmente drammatica quando si legge il libro. In quelle pagine, difatti, si raccontano per verissime (parola di pentito) vicende che sono tuttora all’esame dei Tribunali. E dopo che più di un Tribunale ha già detto che Brusca non è credibile.

Non basta, nel libro si racconta anche la trama dello scontro fra il Ros dei Carabinieri e la procura di Palermo, e lo si fa stando dalla parte di quest’ultima. Si tratta forse di una vicenda chiusa?

Insomma, non facciamo fatica a credere che la procura abbia corretto le bozze (mentre un po’ ci scandalizza che glielo si sia chiesto), ma ci sembra anche di capire che tale correzione non sia risultata indifferente al contenuto. Già, perché guarda un po’ il caso le “verità” di Brusca sono sempre le verità della procura. Quando si dice il caso.

A questo punto sembra superfluo commentare il resto, dato che della genuinità complessiva è lecito dubitare fortemente. Certo, ci si poteva risparmiare la superficiale banalità per cui, secondo Giovanni Brusca (autore di più di cento omicidi, fra cui quello del giovanissimo Di Matteo, strangolato dopo due anni di rapimento), l’onorata società è stata rovinata dal commercio della droga. Commercio cui il Brusca si dedicava alacremente, e tesi sostenuta già nel film “Il Padrino”. Ora, dico, per sentire di queste minchionerie non c’è mica bisogno di andare ad intervistare un pluriassassino detenuto.

La premessa che sopra ho riprodotto contiene ancora un rigo: “Giovanni Brusca devolverà i proventi di questo libro in beneficenza”. Ci vuol pelo sullo stomaco per pubblicare roba di questo tipo.

Condividi questo articolo