Idee e memoria

Caffè boliviano a San Patrignano

Tocca alla comunità di San Patrignano ospitare, in Italia, la presentazione di quel che i contadini andini riescono a far fruttare sulle terre sottratte alla coltivazione di coca. Caffè, miele, ed altre bontà, senza l’aggiunta di pesticidi o sostanze estranee alla coltivazione tradizionale. Una piccola, ma importante conquista.

Da questo discende una considerazione generale. Capita spesso di sentir dare lezioni di mercato, e specie chi non ha mostrato di avere particolare amore per la cultura della concorrenza e della libertà ama spiegare quanto grandi e sane siano le virtù del mitico “mercato”. Chi ha pensato, per molti anni, che il mercato economico andasse imbrigliato ed indirizzato, magari con pianificazioni statuali destinate a stabilire cosa produrre, in che quantità e con quali mezzi, oggi non sospetta che le regole, le leggi, sono fra le vitamine migliori.

Un campo coltivato a coca rende più di uno coltivato a caffé, il che vale anche per quelli afgani, dove si coltiva l’oppio. Il mercato spinge in quella direzione, ma non è assolutamente il caso di assecondarlo, né di lasciarlo libero. Anzi, al contrario, è necessario vietare che le cose prendano quella piega e mobilitare la necessaria forza perché il divieto venga rispettato. Ciò per una semplice ragione: coca ed oppio servono per produrre cocaina ed eroina, che sono droghe da proibire.

E’ vero che all’assemblea delle Nazioni Unite il presidente boliviano, Morales, si è presentato con una foglia di coca ed ha chiesto di essere libero di coltivarla in quanto quelle foglie, da secoli, sono consumate dal suo popolo, masticate, utilizzate per combattere la fatica ed i morsi della fame. Ma Morales non troverà, in tutta la Bolivia, denti a sufficienza per masticare quel che ogni hanno viene raccolto, e sa benissimo che non è a quel fine che le bande criminali armano e mobilitano eserciti privati che servono a vincere ogni resistenza e rendere inutile ogni controllo. Anzi, è proprio quella situazione di sopraffazione, proprio quella spinta alla coltivazione della pianta che serve ad alimentare il narcotraffico a tradursi in un incubo per i poveri contadini.

L’iniziativa di San Patrignano, dunque, è meritoria, e serve a dimostrare che un’alternativa è possibile. A condizione, però, che il mondo non volti le spalle a quei contadini, non rifiuti loro degli spazi commerciali. Cosa utile e giusta, anche perché la lotta alla droga ci costa molti soldi, il che sarebbe niente rispetto alle vite che dalla droga sono bruciate.

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