Siamo all’ultimo posto, in Europa, per numero di laureati ed ora l’Istat c’informa che sono crollate anche le immatricolazioni.
Questi dati indicano l’incontestabile fallimento dell’università di massa, che di tutto è stata sinonimo, tranne che di cultura di massa (ove mai i concetti di cultura e di massa siano conciliabili). Si è partiti con la voglia di consentire l’ingresso di tutti nell’università, e si è giunti a laureare un’infima minoranza. E la cosa più terribile non è che la selezione sia avvenuta per meritocrazia, ma per noia ed inutilità.
I nostri giovani non sono più cretini di quelli inglesi o tedeschi od olandesi. Sono meno motivati, perché l’ambiente universitario che li accoglie è scarsamente professionalizzante, scarsamente meritocratico, immobilizzato nella conservazione a cominciare dai loro professori. Le professioni cui aspirano, poi, non premieranno a pieno l’eventuale eccellenza delle loro formazioni, e per accorgersene basta leggere l’intestazione delle ricette che il medico famoso ci consegna: si scopre che quel signore fa una decina di lavori. Il mercato bloccato crea un blocco nella cultura e ci declassa, sia economicamente che nel patrimonio di conoscenze e competenze.
La via d’uscita c’è, consiste nell’abolire il valore legale del titolo di studio e liberalizzare il mercato delle professioni. In questo modo la laurea sarà valutata non per la sua consistenza cartacea, ma per il suo valore culturale, e nelle professioni emergerà chi è bravo, non chi ha il nonno ed il babbo notai. E’ ora di chiudere, per bancarotta, l’opificio sessantottino della cultura uguale per tutti, che è stata la più grande fregatura per i non protetti, per i più deboli ed i più poveri. E’ ora che si smetta di proteggere l’ignoranza e si tolgano le briglie alla cultura.
Possiamo farlo noi, con scelta lungimirante, o lo farà il mercato, declassando i nostri giovani ai lavori con meno valore aggiunto, salvando quelli che saranno potuti andare a specializzarsi all’estero. La conservazione dell’esistente è il trionfo della selezione per censo.