Idee e memoria

Cattolicesimo “fai da te”

Singolare, ed interessante, la tesi espressa da una cattolica statunitense, nel mentre era ancora in corso la visita di Benedetto XVI in quel Paese: “Il gregge cattolico americano non si riconosce né in questa Chiesa né in questo Papa”. Ma può esistere un cattolico che riesca a non riconoscersi nelle colonne portanti del cattolicesimo?

Le parole sono di Susan Sarandon, attrice bravissima che interpretò anche il ruolo di una suora. Non è certo una teologa, e, quindi, non sembri pretestuoso “usarla”, ma credo sia utile per comprendere quel che può succedere ad un cattolicesimo “fai da te”.
Secondo la Sarandon il pontefice sbaglia perché condanna l’aborto. Ma se si crede che la vita è un dono divino e che tale dono s’incarna nel momento stesso del concepimento, come si può essere favorevoli all’aborto? Credere o non credere è una libera scelta (o, se si preferisce, una condizione oggettiva, l’avere o meno ricevuto il dono della fede), ma se si crede nell’origine divina poi non si può reclamare il possesso della vita stessa. Né vale, nei confronti della chiesa, l’accusa di essere fuori dal mondo e dal tempo. Intanto perché la missione ecclesiastica non necessariamente consiste nell’aderire al mondo ed al tempo. Poi perché le stesse gerarchie vaticane, per quel che riguarda l’Italia (Paese nel quale hanno un peso superiore a quello negli USA), non sostengono la necessità di abrogare la legge 194, vale a dire che la contrarietà di principio all’aborto non sente l’urgenza di tradursi in una contrarietà da inserirsi nella legge del Parlamento. Che mi pare una discreta adesione al mondo ed ai tempi.
Anacronistico l’atteggiamento, sempre secondo l’attrice, nei confronti dell’omosessualità e degli anticoncezionali. Forse le sfugge il tema generale, quello della sessualità, di cui la chiesa non nega affatto i risvolti propri del godimento, ma indirizza esclusivamente al concepimento. Per concepire occorre che ci siano un maschio ed una femmina e la loro unione diventa sacra ed eterna se suggellata dal vincolo del matrimonio. Anche in quella coppia, comunque, l’intimità non conosce limiti se ad essa non si pongono limiti, se, dunque, non si esclude deliberatamente la fecondazione. Quel che la chiesa sostiene è perfettamente logico e conseguente. Io non lo condivido, ma questo è affar mio. Non è logico, invece, definirsi aderenti a quella dottrina, a quella fede, e volerne negare l’identità.
La qual cosa emerge subito dopo, quando la Sarandon si pronuncia contro il celibato dei preti e definisce “empirica” la spiritualità del Cristo. Ma senza celibato e con una lettura personale delle scritture siamo nel protestantesimo. Il che è del tutto legittimo, ci mancherebbe, ma non ha senso sostenerlo definendosi cattolici. Infine c’è la versione politicizzata: non mi piace questa chiesa, ma mi sento vicina ai prelati che, in America Latina, si battono per aiutare i poveri e garantire giustizia. Guardi, però, che, a parte ogni altra considerazione, le rampogne contro i preti militanti furono durissime negli atti di Giovanni Paolo II, che volò in Cile per renderle più chiare. La chiesa era sempre la stessa, ma il papa era diverso.
La signora Sarandon ha tutto il diritto di dire quel che pensa, e, del resto, condivido alcune delle sue affermazioni, come quelle sulla ricerca scientifica. Ma non ha senso immaginare che esistano tanti cattolicesimi quanti sono i cattolici e che ciascuno possa edificare una propria ecclesia, fai da te. A dispetto dei critici come lei, la chiesa ha dimostrato una millenaria capacità d’adattamento allo spirito dei tempi. Per nostra fortuna non è all’interno della cristianità che oggi possono immaginarsi guerre di religione, e per merito della nostra capacità di costruire sistemi politici, statualità laiche, è possibile la convivenza fra fedi e convinzioni diverse. In questo quadro la riaffermazione costante dell’identità cattolica non solo è un diritto, ma anche un valore. Non la condivido, senza sentire il bisogno di negarla.

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