Idee e memoria

Coscienze fiscali

Le coscienze tenere e travagliate, che s’avvedono con lustri di ritardo che Mondadori ha un problemino fiscale, e dopo avere incassato si decidono a scassare, sono il più classico esempio di doppia morale. Che poi, in definitiva, trattasi di morale assente. La Mondadori, dal canto suo, è affetta da male anche più imbarazzante, perché risponde ai presunti rilievi, inviando letterine a chi non ha perso occasione per massacrarla, visto è considerato che l’attuale proprietario di quelle edizioni credeva d’essere il proprietario della Mondadori stessa. E, rispondendo, mette il collo sul ceppo della decapitazione, perché non capisce che non c’è risposta alcuna a chi ti da del sudicio profittatore, a chi crede di compiere il salto definitivo: da autore ben retribuito e coccolato a eroe della lotta di liberazione antiberlusconiana, citato da tutti e, finalmente, famoso.
Lo scontro, apparentemente, si svolge sul terreno ficale: secondo il fisco Mondadori doveva molti soldi alle casse statali, ma l’editrice ha fatto ricorso e vinto due volte in giudizio, ora una legge interviene ad offrire la possibilità di chiudere la partita, pagando. Poco, assai meno del non dovuto, ma pagando. Scandalo, indicato con la definizione, non maccheronica ma direttamente zotica, di legge “ad aziendam” (che bella la serena e onesta ignoranza di Renzo, che protestava contro il “latinorum” degli imbroglioni). La cosa può sembrare gretta, invece è interessante, perché la dice lunga sulla presunta cultura di certi intellettualoidi, sempre pronti a pappare e renitenti al ragionare.
Non ci crederete, ma, per legge, gli autori di libri godono di un regime fiscale privilegiato. Un libero professionista paga la ritenuta d’acconto sul totale della fatture che emette, salvo potere scaricare alcune spese. L’autore di libri, invece, paga sul 75% di quel che gli spetta, forfettariemente intascando, esentasse, il 25%. Il libero professionista deve dimostrare quali spese ha dovuto affrontare, per produrre il reddito, e il fisco può obiettare e rimettere in conto, mentre l’autore no, accetta il favoritismo e se ne giova. Mi pare significativo che non una sola coscienza scrivana abbia mai trovato da ridire, mai nessuno che si sia sentito in imbarazzo, mai che abbia detto: mi rimorde l’idea di tale privilegio, sconosciuto ad altri lavoratori. Ma vado oltre: nella grande maggioranza dei casi non solo le spese non ammontano al 25% del reddito, ma non ammontato a un bel nulla. Specie le spese degli autori Mondadori, che sono viziati come pochi e spesati di tutto.
Perché nessuno prova imbarazzo? Perché questi saccentoni credono davvero d’essere superiori a un qualsiasi libero professionista, e sono ricchi abbastanza da non curarsi di tali miserie.
C’è una seconda questione, ancora più imbarazzante: visto che la Mondadori ha due volte vinto in giudizio, perché ci s’indigna del suo pagare ridotto e non del fatto che è comunque spinta a pagare? La cultura di questi fascistoidi inconsapevoli (quindi doppiamente deprecabili) parte dal presupposto che l’indagato per reato penale o l’accusato d’evasione fiscale siano colpevoli. Se un primo giudice da loro ragione si passa al secondo. Se anche il secondo li assolve si passa in Cassazione. Se prima di quel momento arriva la prescrizione o una sanatoria, e l’interessato decide di avvalersene (com’è suo diritto) per chiudere la faccenda, gli scrittori in orbace subito insorgono: hai visto che eri colpevole? Come se il diritto fosse l’arma che i colpevoli hanno per difendersi dalla pena che meritano. E che la meritino lo decidono loro, tribunale dell’inquisizione.
A me, che credo nel diritto e spernacchio questi moralisti senza etica, non importa un fico secco delle accuse in capo a Mondadori, come non giudico le persone da quello di cui sono imputate, a me interessa il risultato: l’assolto è un innocente a lungo infastidito dalla cieca e ingiusta potenza dello Stato, non uno che l’ha fatta franca.
Ecco, se Mondadori avesse cura d’accertare non la provenienza ideologica, ci mancherebbe, ma la cultura di base dei propri autori, diciamo i rudimenti del vivere civile, eviterebbe di trovarsi nei guai in cui, meritatamente, si trova.

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