Idee e memoria

Diritto di cancellarli

Certo che si deve comprenderli, i terroristi fondamentalisti. Capirne le motivazioni. Indagarne i legami. Misurarne la penetrazione. Bisogna capirli per meglio annientarli. E per quanto la cosa possa sembrare surreale, dedico le righe che seguono allo spiegare perché ritengo sia un mio diritto, un nostro diritto, un diritto del mondo libero e democratico, volerli annientare.

I califfanti dell’Isis o i terroristi di Hamas una cosa la sanno per certa: gli uni non riusciranno mai ad instaurare un duraturo regno dello sgozzamento, gli altri non riusciranno mai a cancellare Israele. Essi agiscono, e a tale scopo vengono finanziati, prima di tutto per usare il conflitto con l’occidente quale sistema per ricattare il mondo del quale sono parte. L’Islam può ben vivere senza scannare gli infedeli, e vi fu un tempo in cui era più pericoloso esserlo nelle terre cristiane che in quelle islamiche, ma la guerra agli infedeli e tagliar loro la gola serve a questi criminali per reclamare il proprio ruolo nel mondo islamico. Per mettere in difficoltà l’Arabia Saudita, che gli infedeli li favorì, quando servirono a fermare l’invasione irachena del Kuwait, e con gli infedeli fanno accordi e affari (da ultimo l’interessante asse con israeliani ed egiziani). Hamas usa i palestinesi come ostaggi, continuando a lanciare missili su Israele e sollecitandone la risposta il più violenta e cieca possibile. La prima cosa da comprendere, quindi, è che questa gente fa, sebbene in modo inaccettabile, politica. la domanda è: la loro politica mi è favorevole o avversa? Posto che è vera la seconda cosa e posto che ammazzano, è lecito ammazzarli.

In base a quel diritto affermo di volerlo fare? In base alla superiorità della mia civiltà. Immagino lo sgomento dei nasucci arricciati. Esatto: per superiore civiltà. So bene che trattasi di giudizi che cambiano nel tempo e nello spazio, ma ritengo che il nostro modello civile sia superiore a quello di tutti i fondamentalismi, per una semplice ragione: nel mio mondo loro possono vivere, nel loro mondo vengo ucciso. Nel mio mondo ogni fede è consentita, purché non prevarichi diritti e dignità altrui. Nel loro mondo fuori dalla fede c’è la morte. Nel mio mondo lo Stato è laico, nel loro s’incarna nella guida religiosa. Siamo superiori. Ernesto Galli della Loggia si è chiesto, retoricamente: ma se accetto di guerreggiare con chi è mosso da ragioni religiose, la mia non è forse una guerra di religione? Domanda che presuppone la risposta affermativa. Invece è negativa: no. I nazisti sterminavano gli ebrei, per ragioni di razzismo, se muovo loro guerra non partecipo a una guerra razzista, ma animo un sano scontro fra la civiltà e la barbarie. La prima si chiama tale, attribuendo alla seconda connotazioni orribili, anche perché ha vinto. Fortunatamente. Non difendo gli Yazidi dall’Isis per ragioni religiose, ma perché per ragioni religiose sono sterminati. Piuttosto diffido dall’armarli a casaccio, perché da quelle parti capita piuttosto spesso che quelli che armo oggi si rivelano i nemici di domani.

Credo, quindi, che si possa esportare la democrazia con le armi? No, non lo credo. Ma con le armi si possono battere i nemici della democrazia e coloro i quali ammazzano pur di contrastare la libertà. La democrazia è un meccanismo complesso e delicato, che prevede l’errore e la caduta anche dove funziona al meglio. In compenso i suoi nemici sono banali e rozzi. Ma non converrebbe convincerli, anziché eliminarli? Certamente. Nello sforzo ci si può anche rimediare qualche ceffone. Ma quando quelli buttano donne e bambini, vivi, nelle fosse, quando sfidano il mio mondo usando la telecamera del giornalismo per trasmettere la condanna a morte del giornalista, non è prevista la trattativa. Solo la punizione.

Ma posso combattere la malvagità ovunque ci sia? e combattendola da una parte lasciandola correre dall’altra, non commetto un’ingiustizia? Queste sono le due domande più difficili, perché alla prima si deve rispondere negativamente e alla seconda positivamente. Ed è doloroso. Ma in mancanza del tutto, qualcosa e meglio del niente.

Infine, il citato professore si pone una seconda domanda retorica: se persone che qui da noi studiato e sono cresciute poi si trovano a militare fra gli scannatori, è un caso o significa qualche cosa? Come a dire: occhio alla superiore forza di quella gente. No, sono degli imbecilli. Ne coltiviamo tanti e alcuni fanno anche carriera. Quando il nostro mondo cresceva, le diseguaglianze diminuivano, la libertà si espandeva, le nostre vie erano solcate da cortei di dementi che volevano la rivoluzione culturale di stampo maoista. Gli anti sistema ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Solo che se sfilano, li si può compatire. Se ammazzano dipende: se li prendiamo qui li arrestiamo e condanniamo, se capitano nel mirino colà, invece, li mandiamo a verificare di persona come stanno le cose, nell’aldilà.

Pubblicato da Libero

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