Idee e memoria

Distinguere in terra d’islam

I notiziari ed i giornali continuano a riempirsi di notizie che parlano di violenze islamiche contro sedi europee e danesi. La Danimarca ha già escluso di potere e volere chiedere scusa per le vignette pubblicate da un quotidiano, ed ha fatto benissimo: non si chiede scusa per la libertà. Loro si rassegnino, noi non cederemo nulla sul terreno della libertà.

Ma è su quel “noi” e su quel “loro” che dobbiamo intenderci. Il mondo cattolico non ha ragione di sentirsi colpevole per la sadica follia di quell’ufficio ecclesiastico che voleva convertire la gente a suon di torture e roghi. Il mondo cristiano non ha ragione di sentirsi coinvolto se qualche predicatore nel nome del Cristo mira, in realtà, ad arricchirsi spolpando i citrulli d’apposite sette. Certo, se si rappresentasse questo mondo come popolato prevalentemente da maniaci che inseguono le donne con palloni spaccavagina o pagliacci vestiti di bianco che spillano denari ai beoti, sarebbe ben naturale che un osservatore esterno lo giudichi “incivile”.

Vale lo stesso per il mondo islamico. Occorre che, dalle nostre parti, si prenda a parlare di letterati, studenti, scienziati, donne islamici senza che per farlo si debbano prima contare le teste dei decapitati. C’è gente che pensa, che parla, che scrive e che merita attenzione, rispetto, vaglio critico. Se si parla sempre e soltanto di tagliagole ed inturbantati fanatici, è chiaro che si diffonde l’idea che sia un mondo “incivile”.

E se, dalle nostre parti, si deve fare lo sforzo di guardare meglio e sapere distinguere, occorre che i risultati di quest’applicazione si sentano anche dalle loro parti. Perché la generalizzazione, l’indistinzione, arrecano danno a noi, ma uccidono le donne e gli uomini liberi che si trovano in terra d’Islam. Il guardare ai loro movimenti di protesta come fossero sempre e solo movimenti contro l’occidente alimenta l’odio, ma, ancor prima, uccide l’opposizione democratica. Che c’è.

La propaganda dell’odio si alimenta d’ignoranza, fra di noi e fra di loro. Ai cultori dello scontro piace molto l’idea che noi si sia tutti uguali, e che anche loro lo siano. Invece no, non si deve cedere nulla sul terreno dei principi, non si deve accettare alcun ricatto, ed il primo da rimandarsi al mittente è proprio quello di volermi imporre un’idea della gente islamica che è falsa. Se “noi” siamo gli esseri umani liberi, capaci di pensare, desiderosi di parlare, capaci di convivere tollerando le altre fedi ed anche l’assenza di fede, allora “loro”, quelli del vessillo in nome del quale i migliori faranno fuori i peggiori, perderanno, come hanno sempre perso.

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